Ottant’anni fa, sulle colline che circondano Villa Faraldi e le sue frazioni si combatteva uno degli episodi più drammatici e significativi della Resistenza ligure: la Battaglia delle Fontanelle. Per non dimenticare quel tragico 12 aprile 1945, la comunità si è riunita una giornata di commemorazione, organizzata insieme all’ANPI del Golfo Dianese. Un momento di memoria e riconoscenza verso chi ha combattuto per la libertà.

Presenti alla cerimonia il sindaco Stefano Damonte e il primo cittadino di Cervo, Lina Cha, che ha ricordato una toccante testimonianza: quella di Silvio Ardoino, all’epoca solo un bambino di dodici anni, che visse in prima persona quelle ore di paura e resistenza. Un ricordo reso vivo anche grazie al prezioso lavoro della classe V dell’Istituto Comprensivo di Diano Marina.

“Il giorno 11 aprile 1945, nel pomeriggio, Ardoino Silvio (allora dodicenne) stava pascolando la sua mucca in località Murta, in compagnia di Pippo Terrusso, un pastore che accudiva il suo gregge, quando si sentì chiamare da sua madre, che lo invitava accoratamente a rientrare a casa, perché era giunta notizia che i tedeschi stavano per arrivare a Villa Faraldi.

I tedeschi arrivarono da fondo valle e scatenarono una massiccia offensiva nel tentativo di annientare il gruppo di partigiani che presidiavano la collina sopra Villa Faraldi. Circondarono il paese di sorpresa, risalendo dalle mulattiere nel tentativo di catturare i giovani e quanti erano sospettati di collaborare con i partigiani.

I tedeschi si erano ormai attestati nei pressi della cappella di San Bernardo; erano circa in 100. Iniziò una sparatoria infernale e i nostri partigiani, dopo ore di efficace resistenza, dovettero riparare, scollinando, in Val Merula.

Poi anche Silvio e sua madre furono presi e portati sulla piazza della chiesa.

Il clima si era fatto tetro. La gente era in ansia per la sorte dei loro cari. Intanto don Ghiglione, il parroco del paese, cercò di difendere i suoi parrocchiani anche a costo del suo sacrificio e avviò una trattativa con il comandante dei tedeschi al fine di liberare gli ostaggi.

Dopo una giornata di minacce di morte, di sofferenza e di paura, i tedeschi, al grido di ‘pastore bandito’, arrestarono don Ghiglione, assieme alla signora Terrusso Maria e a Lorenzo Garello; li portarono nel loro accampamento a San Bartolomeo.

La sera stessa la signora Maria Terrusso fu liberata e, con il coprifuoco, coraggiosamente, da San Bartolomeo fece ritorno a piedi a Villa.

Dopo due giorni don Ghiglione e il suo compagno di sventura furono liberati.

Finalmente, verso sera, anche gli ostaggi furono liberati e Villa fu salva. Per Villa Faraldi era giunta la liberazione… alcuni giorni prima della liberazione nazionale del 25 aprile”.

Successivamente a questi tragici fatti, in Italia, nel 1946, nacque la Costituzione.

“Ricordiamo cosa è nato da tutto questo”, ha concluso Lina Cha, rivolgendosi ai presenti. “Nel 1946, l’Italia ha scritto la sua Costituzione. L’articolo 12 ci ricorda che la nostra bandiera è il tricolore: verde, bianco e rosso. Il verde è la speranza, il bianco è la fede, il rosso è il sangue sparso. Caratteristiche appartenute a tutti gli uomini che per questi ideali hanno combattuto. A loro, il nostro ricordo”.