Albert Einstein, Premio Nobel per la fisica nel 1921, tra i più grandi scienziati al mondo di tutti i tempi nel 1905 aveva già intuito e formulato la “teoria della relatività”. Tra le sue carte, numeri, grafici e proiezioni, si legge che viaggiando a circa 300.000 km/s, “niente e nessuno può superare la velocità della luce”. Niente e nessuno? A quei tempi sì, altre teste, altri bisogni, altri obiettivi, maggior serietà in Italia e nel mondo. Nell’oggi Avatariano, Tik Tok, fenomeni globali, social, servizi, app, network dell’ultima generazione, nati ieri oggi sono già vecchi. Tutto muta così velocemente da confondere, spesso non capire perché. “Cui prodest”, a chi giova?

A Sanremo e nell’intera provincia da giorni sta aumentando, più veloce della luce, mettendo in discussione il “niente e nessuno” di Einstein, il numero delle persone che hanno cominciato a pensare e temere seriamente la “malapolitica moderna” che avanza. Un’aria che delude, che agli italiani piace sempre meno, che non risolve nulla al punto che ad ogni elezione aumenta il numero di chi non va più a votare. In Liguria ad accendere nuovi fuochi ultimamente hanno contribuito il caso Toti, arresti, inchieste, polveroni, prossime elezioni regionali entro il 2024, un anno prima che finisca il regolare mandato, tempi strettissimi per trovare candidati validi, organizzare riunioni, incontri, scegliere leader, soprattutto stilare programmi condivisi, finalmente attuabili in tempi brevi, utili, necessari. Indispensabili come l’aria che si respira. Basta promesse da marinai, stop ai soliti noti a chi non rispetta accordi, regolamenti, alleanze, leggi.

A Sanremo, nel Pd, sinistra, civici, a torto o a ragione sta crescendo il “caso Fellegara”. Fulvio Fellegara, ex segretario generale CGIL di Imperia, professionista serio e stimato, il 24 giugno al ballottaggio delle elezioni comunali di Sanremo a capo della coalizione civica del centro-sinistra, a sorpresa ma non troppo in certi ambienti, dichiara ufficialmente attraverso i social ed interviste di dare il tesoretto di circa 5mila voti, (esattamente 4.894 preferenze) avuti in campagna elettorale dalla sua formazione di alleati sinistra-civici, all’avvocato Alessandro Mager, che sarà eletto sindaco battendo con il 51,18% l’avversario, l’ingegner Gianni Rolando (centro destra+civici, 48,82% voti). Risultato che lasciò l’amaro in bocca avendo Rolando nella prima tornata trionfato battendo Mager con quasi il 10% di voti in più. La differenza, in zona Cesarini, l’hanno fatta la scelta ed il tesoretto di Fellegara (Pd), il suo gruppo Generazione Sanremo e Progetto Sanremo dirottando e regalando tutto o una grossa parte del 19,9% dei loro voti ottenuti 15 giorni prima, all’avvocato Mager, leader di “Anima” e del cartello civici+sinistra dell’ex sindaco Biancheri. L’affluenza al ballottaggio, già non entusiasta della prima votazione (55,31%) ulteriormente precipitata al 43,48%.

Il tutto ha cominciato ad aprire qualche crepa di dissenso, domande all’interno del gruppo Fellegara. A cominciare da personaggi noti come Lino Serafini e Daniela Cassini. Entrambi, invece che promuovere l’alleanza con Mager hanno preferito lasciare liberi tutti di scegliere il candidato che ritenevano migliore dichiarando “inaccettabile qualsiasi accordo elettorale con chicchessia tanto più se questo prevede spartizione di potere”. Fellegara, per dirla con una battuta alla Totò, guardando l’anagrafe, vivendo e facendo parte della politica moderna e “spensierata” del terzo millennium, forse dimenticando anche per un attimo Einstein “più velocemente della luce”, forse con troppa autonomia, forse senza informare e discutere più a fondo con tutti gli alleati la sua scelta finale e l’appoggio a Mager invece che a Rolando o altri indirizzi, secondo vox populi ora si troverebbe a nuotare in acque agitate proprio a casa sua. Rumors dicono che molti giovani entusiasti di sinistra della prima ora, eletti poche settimane fa consiglieri comunali a Palazzo Bellevue, come il trentenne Marco Cassini o altri come Vittorio Toesca (Generazione Sanremo) ed altri personaggi di esperienza politico-amministrativa come il matuziano Dario Biamonti o l’imperiese Giovanni Barbagallo, sindaco di Imperia nel 1983, sino all’anno scorso presidente della Riviera Trasporti o il segretario provinciale del Pd, Cristian Quesada (Vallecrosia), oppure l’ex sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano, solo per citare alcuni nomi molto noti di sinistra, sarebbero in difficoltà nel capire quanto successo e soprattutto nel predire il futuro nel “caso Fellegara”, dopo recenti incontri, colloqui, analisi più o meno riservate con big del calibro dell’ex ministro Orlando, candidato presidente della sinistra alle prossime elezioni regionali per il dopo Toti, cosa potrebbe succedere se accettasse la richiesta e si candidasse anche lui alla sfida di Genova. Cosa succederebbe a Sanremo? Tutti i voti che ha preso soprattutto dai giovani, anche da chi non lo è più, convinti dalle sue parole nei comizi nelle piazze, nelle periferie? I suoi slogan “Sanremo libera dai gruppi di potere che da troppo tempo la soffocano a beneficio di pochi e discapito di molti” o “bisogna ripartire da una manutenzione urbana e sociale tornando a dare voce a chi non l’ha avuta”, “stop al governo d’élite”.

Fellegara alla Federazione Operaia di via Corradi nei capisaldi delle 14 pagine del programma elettorale della sua triade aveva detto con chiarezza che la parola d’ordine per tutti era “Rigenerazione turistica, culturale, urbana, scolastica, ambientale e sociale”. Più cripticamente aveva anche detto: “La nostra onda fucsia deve arrivare anche a Genova. Alle indagini che hanno travolto la nostra Regione ci penserà la magistratura e le persone coinvolte. È una condanna politica senza appello. È crollato un modo di fare politica. A Sanremo c’è chi quella politica l’ha seguita fatta di grossi finanziamenti, di tappeti di erba di plastica, di cene faraoniche al Morgana, di mortai giganti. Ci viene da chiedere chi paga? Se sarò eletto sarei un sindaco libero perchè non dovrei restituire niente a nessuno”. Bene, bravo. Tantissimi matuziani gli hanno creduto, dato fiducia. Però oggi di fronte a sue più chiare dichiarazioni, semplificando se Genova, se il Pd, se la sinistra “mi chiama e dice di candidarmi tra due mesi alle elezioni regionali, come Garibaldi rispondo obbedisco”.  In sostanza le elezioni di Sanremo come trampolino di lancio per la Regione? 

In parole povere Fellegara avrebbe allargato il suo orizzonte di politico e pubblico amministratore, la piccola anche se nota Sanremo può passare in secondo piano, come se niente fosse accaduto, davanti c’è la Regione? Tornati al 500 quando la Francia era devastata dalla “Guerra dei tre Enrico”: Enrico di Guisa, Enrico III° ed Enrico di Navarra, parafrasando la celebre frase di quest’ultimo “Parigi val bene una messa” per Fellegara “Genova, la Liguria valgono bene una messa”? Per il neo vicesindaco Fulvio, Sanremo può aspettare? Ora il suo sguardo punta a nuovi orizzonti, pronto a lasciare la città dei fiori, della canzone, dell’azzardo e salpare alla conquista della Lanterna. Bene, bravo. Tutto è possibile… ma non ci credo.