Il 27 novembre scorso la Camera ha approvato all’unanimità il cosiddetto ‘Decreto Salvini’ su immigrazione e sicurezza.
A 7 mesi dall’entrata in vigore, Riviera Time ha visitato il centro per migranti in transito di Parco Roja a Ventimiglia per capire qual è la situazione attuale.
“La situazione è molto tranquilla sia nei numeri sia nella vita quotidiana. I numeri da questo inverno sono stabili intorno ai 200 ospiti,” spiega Marsha Cuccuvè, responsabile del centro gestito dalla Croce Rossa.
Da quando è entrato in vigore il ‘Decreto Salvini’, il centro di Ventimiglia è diventato cartina tornasole delle conseguenze derivanti dalle nuove normative. La cancellazione della protezione umanitaria e la rimodulazione dei centri Sprar nei quali ora hanno accesso solo chi è già in possesso di protezione internazionale o i minorenni non accompagnati, hanno lasciato migliaia di persone sul territorio nazionale in un vero e proprio limbo normativo senza più un permesso.
“Se prima avevamo un gran numero di ragazzi in transito, arrivati da poco in Italia e intenzionati a superare il confine, oggi rileviamo una differenza di utenza. La maggior parte degli ospiti sono persone che avevano già iniziato un percorso di legalità e di integrazione in Italia e che ora, con l’abrogazione del permesso per motivi umanitari, si trovano per strada,” racconta Simone Alterisio, operatore della ONG ‘Diaconia Valdese’.
“L’unica speranza che hanno – aggiunge – è quella di convertire il vecchio permesso umanitario in un lavoro. Una conversione non certo semplice.”
Il centro di transito di Parco Roja a Ventimiglia ha normative differenti rispetto ai tanti centri Cas nel resto del Paese. Chi chiede di essere accolto deve ovviamente superare i controlli della Polizia all’entrata e non deve aver commesso reati. Al di là di questo, il centro permette a tutti di entrare, compreso chi si trova in difficoltà a seguito del ‘Decreto Salvini’. Nella recente campagna elettorale, tra le promesse del centrodestra che oggi governa la città c’era anche quella di chiudere il campo.
“Non so se sia fattibile o meno. Mi auguro, però, che questo non accada. Il campo di Ventimiglia è diventato l’ultimo baluardo in Italia per tutte queste persone che non hanno più un tetto sotto la testa,” conclude Alterisio.
Gli ex beneficiari della protezione umanitaria stanno, letteralmente, finendo per strada. Il rischio è che la misura alimenti un sottobosco di irregolarità pericoloso e difficile da gestire. Il centro di Ventimiglia rappresenta un rifugio per queste persone e per evitare conseguenze ancora più negative e il ritorno di accampamenti in giro per la città di confine.