Al Teatro Comunale di Ventimiglia arriva una delle produzioni teatrali più interessanti della stagione ’23-24.
Prodotta dalla società sanremese Nidodiragno/CMC insieme ad Agidi, ecco domenica 3 marzo alle 21.00 “Delirio a due”, un grande classico del teatro dell’assurdo scritto da Eugene Ionesco che verrà portato in scena da Corrado Nuzzo e Maria Di Biase, voci e volti molto amati e conosciuti dal pubblico per la loro attività televisiva, cinematografica e radiofonica, sia in coppia che singolarmente (da Zelig a Lol2 in tv, da Numeri Uni su Radio Due al cinema con Aldo Giovanni e Giacomo e Ficarra e Picone).
La replica del 3 marzo è una proposta di Nidodiragno/CMC e Claudia Claudiano, con la collaborazione del Comune di Ventimiglia e fa parte della stagione ’23-24 del Teatro Comunale di Ventimiglia sotto le insegne de “Il teatro che sorprende”.
Diretti dalla sapiente mano di Giorgio Gallione, tra i registi più amati della scena teatrale italiana (a lui si affidano stabilmente Claudio Bisio, Neri Marcorè e molti altri), Nuzzo-Di Biase prestano a “Delirio a due” la naturale bizzarria, il talento imprevedibile e mai convenzionale, il gusto per il capovolgimento improvviso che disegna una situazione che è la perfetta, amara metafora dell’oggi, dove riso e sorriso evidenziano ancor più la banalità quotidiana, il conformismo, le paure di una società inaridita e patologicamente insoddisfatta di sé.
“Delirio a due” è un piccolo capolavoro del teatro dell’assurdo, un irresistibile scherzo teatrale tipico del miglior Ionesco, dove la cornice comica e beffarda e il funambolismo verbale fanno comunque trasparire una società che affoga nella tragedia quotidiana e nella sconcertante gratuità dei comportamenti, e dove il linguaggio, invece di essere strumento di comunicazione, è un ostacolo che allontana e divide. Nella commedia domina il paradosso e il grottesco e la perenne, futile, incessante lite tra Lui e Lei, ridicole marionette umane imprigionate nella ragnatela di un ménage familiare annoiato e ripetitivo.
Il tema del contendere è sempre e solo un pretesto: la chiocciola e la tartaruga sono o non sono la stessa bestia? Un grimaldello assurdo (ma che i due vivono come fondamentale) che fa da trampolino a un dialogo sempre più serrato, funambolico e bellicoso che presto raggiunge le vette di un nonsense da comica finale, di un tragicomico Helzapoppin domestico. E tutto ciò mentre all’esterno della casa infuria una misteriosa guerra civile che i due, sordi e ciechi alla realtà, quasi non percepiscono, impermeabili alle bombe che esplodono, alle sparatorie che echeggiano nella via, alle stragi, ai muri e ai soffitti che crollano.
La potenza comica ed eversiva di Ionesco arriva in questa pièce a risultati geniali e tragicomici, e la naturalezza surreale con la quale l’autore costruisce dialoghi e situazioni di questo cinico gioco al massacro diventa a poco a poco un formidabile strumento di analisi e critica di una società ottusa e urlante, troppo spesso incapace di afferrare il senso di ciò che le accade intorno, addirittura compiaciuta dalla propria grettezza.