“Siamo legati – dichiara Sergio Scibilia– segretario provinciale di Confesercenti – alle De.Co., uno strumento per riscoprire le tradizioni, per una valorizzazione locale dei prodotti e delle ricette tipici del territorio, i cui metodi di lavorazione e conservazione risultano consolidati nel tempo, con l’obiettivo di legare il prodotto o le sue fasi realizzative ad un particolare territorio comunale”.
De.Co. è l’acronimo di Denominazione Comunale, un’azione per legge attribuita ai Comuni con la facoltà di disciplinare la materia della valorizzazione locale delle attività agroalimentari tradizionali .
Il riconoscimento del marchio De.Co.,che diventa la carta d’identità di un prodotto che ne certifica il luogo di nascita e di sviluppo, un marchio comunale di promozione attraverso il quale si attesta l’origine ed il legame storico e culturale con il territorio comunale, consentirebbe di individuare e valorizzare un nuovo prodotto “made in” comunale , diventando un efficace strumento sostenibile di salvaguardia e di potenziamento di un’ulteriore eccellenza locale, oggi poco conosciuta e non identificata, diventando un importante strumento di promozione e a sostegno del patrimonio di tradizioni ed esperienze.
Un vero incentivo di marketing territoriale, di valorizzazione del territorio e delle sue tipicità, un sistema che vuole far emergere i fenomeni locali in controtendenza rispetto alla globalizzazione e che da forza alla filiera corta a Km 0.
“Oggi abbiamo riscoperto -prosegue Scibilia -una coltivazione antica, un alimento base delle antiche popolazioni del Nuovo Mondo che insieme al mais e la patata fù importato nei Paesi Europei, a seguito della scoperta delle Americhe e giunse in Liguria grazie all’intensa attività commerciale delle città costiere della Riviera, dove approdavano le navi spagnole cariche di cibi del Nuovo Mondo.
Insieme alla patata, il granturco, ecco i fagioli, prodotti che dal cinquecento in avanti, hanno permesso alle comunità locali di nutrirsi anche nei periodi più bui, grazie ai piccoli orti, il piatto fisso era una minestra composta di pasta, verdura fresca e fagioli.
Un vecchio proverbio locale recita “Faixö pe’ faixö, se ince u pairö”. “ Fagiolo a fagiolo, si riempie un paiolo”. Da qui si capisce l’interesse che ricopriva il fagiolo per la sopravvivenza e quanto fosse importante conservarlo.
La conservazione a Ventimiglia della nostra specie, la si deve a Giuseppina Lorenzi detta “Fina”, nonna di Ballestra Flavio di Villatella, Nonna Fina, che durante la seconda guerra mondiale quando tutto il paese fu sfollato a causa della invasione tedesca, nascose nel vecchio fienile una scorta di fagioli, speranzosa di poterli trovare al suo ritorno a casa e poterli continuare a piantare.
Nel maggio del’ 45,riuscì fortunatamente a ritornare al proprio paese e già dall’estate dello stesso anno, con il marito anche lui scampato al conflitto, cominciarono a piantare nuovamente i fagioli.
A continuare la produzione e la tradizione oggi è il sig. BALLESTRA Flavio, che li coltiva sia per consumo familiare ma anche per cucinarli e proporli ai clienti della sua Azienda Agrituristica “Vecchio Frantoio ”con il piatto storico della “capra e fagioli di Villatella”.
Confesercenti ha iniziato il procedimento per chiedere al Comune di Ventimiglia, attraverso il “Circolo della Castagnola”, organo delegato per la gestione, l’ottenimento del riconoscimento di una nuova De.Co. “ I fagioli di Nonna Fina”.
La produzione dei fagioli nella zona di Latte a Ventimiglia è oggi molto contenuta, ma questa, nonostante la peculiarità, è il loro valore gastronomico.
Confesercenti vorrebbe con questo nuovo progetto, identificare questo prodotto legandolo alla zona di produzione e alla sua specificità , sviluppare una distribuzione commerciale coinvolgendo la rete della ristorazione di qualità e delle botteghe “sottocasa”, per poter salvaguardare e valorizzare questa specificità altrimenti destinata all’oblio. Dopo il riconoscimento, si potrà procedere con un confezionamento con un marchio ad hoc ed iniziare una campagna di promozione turistica attraverso le nostre strutture di organizzazione e con il sostegno dei fondi della tassa di soggiorno, coinvolgendo le associazioni di categoria degli agricoli, inserendo questo ottimo prodotto tipico nella lista dei cibi della Dieta Mediterranea.
“Grande soddisfazione – conclude Scibilia – per la notizia ricevuta in queste ore. L’evento di presentazione di martedi’ 28 a Villatella presso l’Agriturismo Vecchio Frantoio alla presenza di Mauro Merlenghi del Circolo della Castagnola, di Marco Scullino della Cumpagnia d’i Ventemigliusi, della nota produttrice di Rossese Giovanna Maccario e dei docenti di Orticoltura e Floricoltura-Università di Torino prof. Silvana Nicola e Marco Devecchi, ha ottenuto il patrocinio della FAO l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura e inserito all’interno delle iniziative dell’Anno Internazionale della Frutta e della Verdura (AIFV), creato per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della frutta e della verdura per l’alimentazione umana, la sicurezza alimentare e la salute, nonché per realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU”.