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600 firme sulla scrivania del sindaco di Vallecrosia Armando Biasi. Questo il numero esatto dei cittadini che hanno voluto apporre la propria sigla su una petizione che, in buona sostanza, testimonia lo scontento per i lavori di riqualificazione di via Don Bosco.

Tra i promotori della raccolta il consigliere d’opposizione Fabio Perri che si è così espresso sull’argomento: “È un progetto di riqualificazione che vede lo stravolgimento di un quartiere – dice. Non è un semplice intervento, ma è visto come la distruzione di un luogo. Parliamo infatti di un progetto che non rispetta i canoni della via e della zona con ipotetici marciapiedi, pista ciclabile, posti auto e corsie di circolazione. I cittadini si sono semplicemente messi insieme per far sentire la propria voce e quindi in Consiglio comunale abbiamo discusso di questa pratica”.

Sulla risposta del primo cittadino durante il succitato consesso Perri aggiunge: “Biasi ha replicato con mancanza di contenuti e sostanza. Ha tergiversato verso i funzionari, la Regione e così via, ma l’indirizzo è stato dato dall’amministrazione comunale. Tutte le nostre richieste, così come quelle dei cittadini, sono state rigettate compreso l’ordine del giorno che chiedeva una sospensione dei lavori con revisione del progetto che era stato illustrato dal sindaco alla cittadinanza solamente a pochi giorni dall’avvio del cantiere.

Per quanto concerne il proprio il progetto Perri sostiene inoltre che: “…non rispecchia con quello che è il realizzato odierno. Credo che questo sia un grave danno perché un progetto definitivo, quando approvato, deve ovviamente essere poi rispettato sul campo. Con nostri tecnici abbiamo invece verificato che già in fase preliminare lo spazio a disposizione per poter inserire tutto quanto era inferiore rispetto a quello previsto sul progetto. Per esempio il marciapiede sarebbe dovuto essere di 2,30 m, mentre lo abbiamo visto ridotto a 1,80 e addirittura dove ci sono le fioriere a 1,30, fuori dai minimi di legge.

Vedremo se ci saranno le basi per arrivare a un ricorso per un’eventuale non conformità rispetto al progetto. Cucire, ridurre e tagliare non credo sia la maniera ideale per poter realizzare un’opera finanziata, tra l’altro, con fondi regionali”.