curiosità - lORENZI SU VACCINO PFIRE
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La notizia diffusa dalle case farmaceutiche Pfizer e BioNtech il 9 Novembre 2020 è una pietra miliare nella lotta al COVID-19. Finora sapevamo che alcuni candidati vaccino erano efficaci nello stimolare la produzione di anticorpi capaci di neutralizzare il virus. Ma questi studi erano stati condotti in gruppi relativamente piccoli di persone sane, e non sapevamo se gli anticorpi avrebbero funzionato sul campo di battaglia, nel prevenire il Covid-19 in una popolazione esposta al virus.

Ne parliamo oggi con la professoressa Mara Lorenzi di Bordighera. Durante la sua vita professionale negli Stati Uniti si è occupata di ricerca sul diabete ed è stata per molti anni direttore di un laboratorio di ricerca ad Harvard. 

“Finalmente – commenta – la comunicazione di Pfizer ci dà una risposta affermativa.”

“In un trial clinico con circa 44.000 partecipanti, metà delle persone hanno ricevuto il vaccino e metà il placebo. Durante il periodo di osservazione si sono sviluppati 94 casi di COVID, che devono essere stati quasi tutti nel gruppo placebo perché Pfizer ha comunicato che il vaccino era più del 90% efficace nel prevenire il Covid. L’informazione definitiva sulla percentuale di efficacia del vaccino dovrà attendere lo sviluppo di almeno 164 casi di Covid tra i partecipanti all’esperimento. La percentuale di efficacia potrebbe diminuire un po’, ma il 90% osservato ad oggi rassicura che si manterrà al di sopra della soglia necessaria per ricevere l’approvazione degli organi regolatori,” spiga Lorenzi.
 
“Naturalmente – prosegue – il vaccino dovrà essere sicuro, cioè non causare effetti collaterali significativi. In questo senso Pfizer aveva già pubblicato sul New England Journal of Medicine del 14 Ottobre 2020 dati rassicuranti della Fase 1 del trial, che mostravano anche come il vaccino fosse capace di indurre una buona risposta di anticorpi anche nel gruppo di persone più anziane (65-85 anni). Comunque, Pfizer potrà chiedere l’autorizzazione ad usare il vaccino solo quando almeno metà dei 44.000 partecipanti al trial saranno stati monitorati in dettaglio per almeno 2 mesi in modo da poter osservare se sono emersi effetti collaterali preoccupanti, o meno. L’osservazione continuerà poi su tempi molto più lunghi quando ci saranno molte persone vaccinate.”

Secondo la professoressa Lorenzi ci sono due aspetti di questo vaccino che renderanno abbastanza laboriose le campagne vaccinali. “Ci vogliono due iniezioni a tre settimane di distanza, e il vaccino deve essere conservato a temperature superfredde (-80 gradi) perché il vaccino è costituito da RNA, che è molto instabile. Nel nostro laboratorio abbiamo lavorato con RNA per molti anni e tutte le pareti dei laboratori erano tappezzate da grandi freezers a -80 gradi.”

“Ci sono ancora molte domande aperte. I dati primari devono essere valutati da esperti indipendenti e pubblicati; desideriamo sapere se questo vaccino previene anche Covid severo e morti da Covid; se è efficace nelle persone che ne hanno più bisogno, cioè le persone anziane; se può prevenire la trasmissione del virus da parte di persone asintomatiche o con pochi sintomi, perché questo accelererebbe molto la fine della pandemia,” aggiunge.

“E poi sapere quanto a lungo sarà efficace. Questa domanda avrà almeno una risposta parziale se il trial continuerà per ancora alcuni mesi. Qui una cosa buona è che il virus SARS-CoV-2 è piuttosto stabile, non tende a mutare come altri virus, e quindi se l’immunità conferita dal vaccino fosse molto lunga non ci sarebbe bisogno di rinnovare la vaccinazione frequentemente. Questo successo è un grande incoraggiamento per l’altro vaccino basato su RNA, quello di Moderna, e per tutti gli altri vaccini che stanno completando i loro trials clinici. E’ diventata realistica la speranza che da metà 2021 si possa ricominciare a fare piani di vita più normale,” conclude Lorenzi.