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Centocinquanta anni fa, il 28 dicembre 1870, Sanremo inaugurò il primo asilo per l’infanzia di tutto il ponente ligure. Lo fece grazie al lascito che il ricco mecenate Francesco Corradi offrì al Comune, una cifra di 230.000 lire che corrisponde a circa 2 milioni e mezzo, forse tre, di euro ai tempi nostri.

Con quella somma venne costruito il palazzo che, all’angolo di via Carli con via Matteotti, attualmente ospita la Biblioteca Civica, e con quello che avanzò vennero acquistati titoli di stato che grazie alla loro rendita consentirono per molti anni di ospitare e mantenere gratuitamente tanti bambini di famiglie bisognose nell’asilo Corradi.

Il ricordo doveroso di questa ricorrenza si è svolto questa mattina sotto un cielo grigio nel cimitero monumentale della Foce. Alla cerimonia davanti alla tomba restaurata di Francesco Corradi erano presenti tra gli altri il presidente della Famija Sanremasca Leone Pippione, il Vescovo della Diocesi Ventimiglia-Sanremo mons. Antonio Suetta e l’assessore Silvana Ormea con delega alla Cultura.

“Questa mattina sono in veste anche di presidente dell’istituto Francesco Corradi – spiega Pippione – per ricordare questo figlio benemerito di Sanremo che ha lasciato al comune tutto il suo patrimonio compresi circa tremila libri che formarono il nucleo storico dell’attuale Biblioteca Civica sanremese in via Carli che fu la prima sede dell’asilo”.

“Il dottor Francesco Corradi – ricorda l’assessore Ormea – era generoso di natura. Fu medico condotto di Ceriana per sette anni e poi non esitò per andare a Genova a curare i malati dell’epidemia di colera che toccò anche la Liguria. Fu proprio nel capoluogo regionale che entrò in contatto con un asilo e decise di realizzarne uno anche a Sanremo per aiutare le famiglie bisognose”.

“Questo cimitero monumentale di Sanremo custodisce le spoglie mortali di tanti cittadini illustri – dice il Vescovo Antonio Suetta – e oggi siamo qui a ricordarne uno, il dottor Francesco Corradi che grazie alla sua generosità ha permesso la creazione di un asilo, un luogo dove si educavano e si sfamavano i bambini bisognosi. E’ un esempio vivo e attuale, sia per riaffermare il valore della buona educazione per i giovani, sia per l’impegno di essere solidali con chi ha più bisogno, e in questi tempi di pandemia ci ricorda molto bene questa doppia valenza”.

“A proposito di evoluzione riguardo la lotta contro il Covid – dice il Vescovo – faccio riferimento alla prospettiva di fiducia che la giornata di ieri ha regalato con la somministrazione delle prime dosi di vaccino in tutta Europa. E’ una prospettiva che dà un po’ di respiro, e ho accostato questo brillante risultato ottenuto tramite la ricerca scientifica al fatto che serve anche coesione sociale, impegno comune e fede nel Signore che sostiene la nostra vita e conduce la nostra storia”.