Ieri Bajardo ha festeggiato la sua festa più antica, una giornata che sa di altri tempi, sempre più preziosa in un mondo oramai omologato: “Ra Barca“, ovvero la barca per la quale il pregiato legname del monte Ceppo era utilizzato, specialmente per gli alberi maestri delle navi. Gli abitanti del paese preparano un lungo tronco che, tramite funi e perni viene issato nella piazza principale, svettando oltre la chiesa.
Un rituale antichissimo che onora la leggenda di Angelina, una delle tre figlie del conte di Bajardo che, innamorata di un marinaio pisano giunto per ritirare il legname, disobbedì al divieto paterno di seguirlo e venne decapitata proprio dal conte. Gli abitanti di Bajardo portarono il corpo in paese per onorarlo, e da allora si innalza ad ogni Pentecoste il grande tronco alla cui sommità viene legato un ramo verde, a simboleggiare la testa decapitata.
Qui parte poi il canto tradizionale con il girotondo attorno all’albero, canto tramandato nei secoli per via orale e trascritto solo a inizio del secolo scorso. Una melodia in un dialetto antico, affascinante, una tradizione nel cuore di molti, come la signora Piera che a 94 anni era in piazza a cantare col vestito tradizionale.
L’albero resterà lì per una settimana, dopodiché verrà venduto all’asta. Un giorno che sa d’altri tempi, scrivevo all’inizio, ma che resiste allo spopolamento e alla modernità. Con fatica certo, ma c’è ed è bellissimo.
Nel video servizio a inizio articolo le immagini della festa e il racconto del sindaco Remo Moraglia.