Dopo l’incessante crescita degli ultimi anni dei flussi legati al turismo in Liguria, i dati relativi al mese di maggio resi pubblici dall’Osservatorio regionale sul Turismo segnano un’ulteriore e preoccupante battuta d’arresto.
I dati, elaborati dal Responsabile dell’Ufficio Economico Cgil Liguria Marco De Silva, indicano in meno 57.476 gli arrivi e in meno 238.805 le presenze turistiche nei primi cinque mesi del 2019.
“Gli arrivi dei turisti italiani sono calati solo dello 0,7%, ma quelli degli stranieri sono scesi di ben il 7,7% – specifica De Silva – idem e forse anche peggio per le presenze, con gli italiani che tengono pur calando leggermente (-0,8%) e gli stranieri in fuga (-12,5%). Negativi anche i dati sulla tipologia di soggiorno dove entrambi i comparti dell’alberghiero e dell’extra-alberghiero hanno segno negativo con una contrazione rispettivamente del -3,6% negli arrivi e del 5,3% nelle presenze nel primo caso e del -3,8% negli arrivi e del -6,1% delle presenze nel secondo. Sui dati territoriali De Silva rileva un solo dato positivo sugli arrivi di Imperia “per il resto – commenta – è una lunga sfilza di segni meno. Peggio di tutte fa Genova che perde oltre il 7% sullo stesso periodo del 2018; La Spezia cala del 3% negli arrivi  e del doppio nelle presenze, mentre stesso trend – solo ancor piĂą negativo – per Savona che cala del 3,6% negli arrivi e del 7,3% nelle presenze facendo peggio pure di Genova”.
Solo Imperia ha un +2,3% negli arrivi e una sostanziale stabilitĂ nelle presenze (-0,1%). Federico Vesigna Segretario Generale Cgil Liguria sottolinea come “Negli ultimi anni ci eravamo abituati ad avere dati positivi, ma il mese di maggio conferma e consolida il trend negativo in corso dall’inizio dell’anno provocato soprattutto dal calo dei turisti stranieri. Evidentemente si è sottovalutato l’impatto del crollo del ponte Morandi che continua a produrre i suoi effetti negativi e nel frattempo vengono al pettine i nodi irrisolti di una politica regionale che, quando i numeri erano positivi e c’era il tempo per farlo, non ha saputo affrontare il tema della destagionalizzazione attraverso la diversificazione dell’offerta turistica – e conclude – Anche il patto per il lavoro nel turismo firmato nella sua seconda edizione rischia di non essere sufficiente perchĂ© immaginato per migliorare la qualitĂ del lavoro in una fase di crescita dei flussi: oggi potrebbe non riuscire ad esplicare gli stessi effetti della prima edizione perchè il pericolo è che al calo dei flussi turistici possa corrispondere una diminuzione dei livelli occupazionali. Del resto, non è con gli incentivi che gli imprenditori assumono se a mancare è il  lavoro”.