Nessuno si poteva immaginare un esito del genere. Fabio Fognini è stato squalificato dal torneo di Barcellona per ‘verbal abuse’, cioè per aver detto qualche parola di troppo ad un giudice di linea particolarmente permaloso che lo ha riferito al giudice di sedia che lo ha riferito al giudice arbitro o un facente funzioni che ha deciso di squalificarlo mentre stava giocando il suo match d’esordio nel Master500 catalano.
Un finale pieno di polemiche e di rabbia da far pensare che stavolta l’abuso lo abbia subito Fabio che sicuramente non avrà gradito la chiamata (insopportabile per qualsiasi tennista) del fallo di piede e che come tutti avrà forse sibilato qualche parolina non per fare amicizia, ma da lì al disonore della squalifica in una città che per tanti anni lo ha adottato il passo è molto lungo e la decisione presa è estremamente grave.
Fognini certo non aveva approcciato nel modo giusto l’impegno con il semi-sconosciuto Zapata-Miralles, 24 anni di Valencia e n.147 delle classifiche, entrato nel tabellone dalle qualificazioni. Un irriconoscibile ‘Fogna’ reduce dalla positiva partecipazione a Monte-Carlo ha proposto una sua versione che da tempo non si vedeva, quella del giocatore con la testa altrove, atteggiamento che non regge neppure contro un qualunque n.150 o 200 che sia.
In 28 minuti il primo set se ne è andato con il cappotto 0-6, e stessa sorte sembrava avere anche il secondo con lo spagnolo ad allungare sino a nove game la sua striscia positiva. Poi si è accesa una lampadina, Fabio ha infilato quattro giochi consecutivi andando a servire sul 4-3 dove però ha subito un contro-break, anche a causa del fallo di piede, che lo ha innervosito al punto da lasciarsi scappare forse un insulto.
Fognini aveva già subito un avvertimento dal giudice di sedia, ma la squalifica sul campo è un atto estremamente severo destinato a lasciare una striscia di polemiche. Forse sarebbe meglio accelerare con la tecnologia, vista anche a Miami, che sostituisce giudici permalosi che sentono solo quello che vogliono, e affida le decisioni, incontestabili, a dei semplici sensori.