C’era quella gag dove un turista chiamava l’hotel in Liguria chiedendo se ci fosse posto, elencando una serie di intolleranze dei bambini, segnalando la presenza del cane e ricevendo come risposta: “Mea, fammu che ve ne stei a ca’”. Mettiamo insieme gli argomenti turismo e soldi e, da buoni liguri accendiamo la discussione. Come insegnano I pirati dei Caruggi. Perché poi, quando ridiamo per i loro divertentissimi sketch, in fondo, pensiamo che non siamo come ci descrivono. Ma dopo un’ora e mezza di pratica discussa in consiglio comunale ad Imperia, lo scenario non è parso poi tanto diverso.
Scherzi a parte, la proposta dell’assessore Oneglio, per la modifica all’imposta di soggiorno, a partire dal prossimo primo ottobre, ha sollevato diverse polemiche: in primis il periodo di pernottamento interessato dalla tassa di scopo che viene triplicato da 5 a 15 giorni con il criterio, un po’ ardito, di allinearsi con Sanremo. Bene inteso, la Città dei Fiori accompagna il tariffario, comunque inferiore mediamente ai 2 €, ad una sfilza di esenzioni non previste ad Imperia. Verda, inoltre, ha fatto notare la divergenza tra i 15 giorni previsti e la media appurata di 3,8 di permanenza.
L’imposta di soggiorno è prevista per i capoluoghi e le città d’arte o turistiche; soltanto Roma ha avuto deroga sui tariffari, diversificati in base alle strutture d’accoglienza, calmierati a livello nazionale ma determinati dalle singole amministrazioni comunali. I fondi derivanti dovrebbero essere utilizzati in ambito turistico anche se l’opposizione, in questo caso, ha contestato che degli oltre 400.000 € incassati, soltanto 231.000 rientravano alla voce ‘turismo’ del bilancio consuntivo.
L’assessore Oneglio si trincerava dietro ad alcuni principi quali la lotta all’evasione della tassa stessa, il riequilibrio tra attività turistiche e case vacanze, oltre alla direzione per il tipo di villeggiatura da ospitare in città. Al di là di quanto ne è seguito in questi giorni, non è stata messa in luce la figura dell’accertatore e introdotta proprio con l’approvazione della pratica. Un controllore della tassa che vigila sul pagamento del tributo fino anche a segnalare il ‘nero’ derivante da contratti irregolari. Tutto giusto o quasi.
Perché è davvero difficile pensare ad un vigilante che faccia un blitz negli appartamenti o che si apposti dietro l’angolo per sorprendere una famiglia, in infradito e schiene rosso peperone, dopo una giornata di mare. E poi l’aumento della tassa genererà un utile o servirà soltanto a pagare il controllore? Un incremento – addirittura triplicazione! – che non appare ragionevole, in un momento in cui Imperia non riesce ancora a dare servizi adeguati al turista. E allora i discorsi più logici e apprezzabili sono anche quelli più concreti. Come quello di Ida Acquarone, voce fuori dal coro della maggioranza: “È già difficile arrivare ad Imperia. I commercianti escono da un periodo triste come il Covid e lo scoppio della guerra con conseguente innalzamento delle bollette e della tariffa del suolo pubblico. È vero che la tassa grava sui clienti ma speriamo che non diventi un boomerang per i commercianti stessi”.
La minoranza abbandona l’aula per un vizio di forma, non accolto dall’assemblea; a votare contrari saranno soltanto in tre ma non la stessa Acquarone che evidentemente non aveva alcuna intenzione di aprire una prima piccola fattura nella maggioranza. Così anche altre istituzioni, dopo che la discussione è uscita da palazzo civico, hanno preferito mantenere distacco dalla vicenda, ma non Federalberghi, sorretta dai comunicati dell’opposizione.