A futura memoria, prima di iniziare l’articolo, ecco l’elenco dei pubblici amministratori del Comune di Sanremo, in ordine alfabetico: Alberto Biancheri, sindaco; assessori: Massimo Donzella, Giuseppe Faraldi, Mauro Menozzi, Silvana Ormea, Caterina Pireri, Massimo Rossano; Sara Tonegutti; consiglieri: Andrea Artioli, Patrizia Badino, Simone Baggioli, Umberto Bellini, Carlo Biancheri, Giampiero Correnti, Adriana Cutellè, Alessandro Il Grande, Stefano Isaia, Luca Lombardi, Lorenzo Marcucci, Paolo Masselli, Simona Moraglia, Ethel Moreno, Ester Moscato, Eugenio Nocita, Alessandra Pavone, Roberto Rizzo, Mario Robaldo, Marco Stella, Giorgio Trucco, Daniele Ventimiglia, Marco Viale.
Dopo il terremoto Covid, due anni di mascherine, un presente ed un futuro mai stati così angosciosi, vulnerabili, disperati, inimmaginabili può davvero succedere di tutto. Ancora di più. Senza accorgercene, come teleguidati, forse si sta correndo anche il rischio di svegliarci una mattina svuotati per le troppe negatività, le mani alzate in segno di resa, basta: rassegnati a tutto. Fantascienza, corto circuito cerebrale, incubi demenziali? Chi lo può dire. Forse solo Peter Kolosimo, al secolo Pier Domenico Colosimo, tradotto in 60 paesi, tra i giornalisti e scrittori italiani più letti negli anni ‘70, sognatore patafisico, studioso e sostenitore dell’archeologia spaziale metafisica, teorico degli antichi astronauti, narratore di possibili incontri e visite di civiltà extraterrestri, se fosse ancora vivo, insieme a Von Daniken ed all’inglese Drake, potrebbe osare, dare qualche risposta. Realtà o fantasia?
A cominciare da Costa Toscana, l’ammiraglia della compagnia di navigazione Costa Crociere, costruita in Finlandia dai cantieri Mayer Turku, nave gemella di Costa Smeralda, al top dei top, con una popolazione, a pieno carico pari ad un piccolo ma non troppo comune galleggiante, capace di ospitare 6.554 persone, 2.612 cabine, di cui 1.628 con balcone, 3 chef di fama mondiale, che domenica 30 gennaio per inaugurare, con un singolare ma altrettanto maxi ed extra large botto pubblicitario la sua crociera inaugurale, dovrebbe gettare l’ancora in rada a Sanremo in occasione del 72° Festival della canzone italiana.
La singolare ed ancora un po’ misteriosa ideona, soprattutto ad operatori turistici, titolari di grandi e piccoli alberghi, bar, ristoranti, pizzerie, pensioni, affitta camere, taxi ed altri mezzi a noleggio, per non parlare di boutique, sale gioco, negozi di ogni genere, varie attività commerciali, iniziative legate all’intrattenimento, all’ospitalità, alla leggerezza ed al divertimento, da qualche giorno comincia a garbare meno. A far nascere dubbi ed ingigantire preoccupazioni ad un numero crescente di sanremesi. Più questo meraviglioso, grande, tecnologico modernissimo albergo fluttuante, che all’inizio poteva sembrare anche l’ottava meraviglia del mondo, da far invidia alle piramidi, ai Giardini di Babilonia, al Faro di Alessandria, al Colosso di Rodi, al tempio di Artemide, alla statua di Zeus e al Museo di Alicarnasso, si avvicina al faro di Bussana ed al Forte-Museo di Santa Tecla e più il mondo matuziano del super business s’interroga. Novità azzeccata o karakiri?
Guardando ad un futuro anche prossimo ci si domanda, legittimamente, se l’ignara ed incolpevole Costa Toscana non possa trasformarsi nella prima mossa di qualche entità, non marziana ma terrestre, per “scippare”, dopo diversi progetti per fortuna sempre abortiti nel passato, il Festival a Sanremo. Trasferirlo armi e bagagli altrove, in altre città e regioni, a Roma, Milano, Torino, Verona, Taormina, Rimini, Fantasilandia. Sotto il campanile di San Siro, come a piazza Bresca, ci si domanda chi ha avuto l’idea di portare a Sanremo una super nave da crociera e trasformarla in albergo, teatro, studio televisivo e chissà che altro. Le sue centinaia di cabine, resteranno chiuse o apriranno ad altrettanti ospiti illustri, meno famosi, cantanti, professionisti, ministri, sottosegretari, presidenti, direttori, impiegati, le leggendarie casalinghe di Voghera e di Tortona. Idem a bordo cucine, bar, ristoranti, boutique, sale giochi, slot, servizi vari resteranno chiusi o aperti? Chi lo sa. Voci, conferme, smentite si rincorrono. Certezze nisba, come spesso succede quando di mezzo ci sono sacchi di soldi, business. La Rai, strategicamente, secondo prassi di marketing e pubblicità per far crescere l’attenzione, l’attesa di milioni spettatori, quando il 1 febbraio inizierà il 72° Festival di Sanremo, sulla vicenda è comprensibilmente avara di notizie. Usa il contagocce anche se ragionevolmente come minimo ha pianificato tutto da mesi.
Ad arrivare, invece, sempre in ritardo, paradossalmente, è Sanremo. Palazzo Bellevue, i suoi pubblici amministratori, a cominciare dal sindaco Biancheri, poi a scalare all’assessore al Turismo Faraldi, l’intera maggioranza di centro sinistra, per finire con i consiglieri di opposizione. Tutti, chi più chi meno, come hanno dichiarato, su Costa Toscana non sono caduti, ma precipitati dalle nuvole. Hanno saputo tardi, a cose ormai fatte o quasi fatte, dalla Rai, dal vertice di Viale Mazzini. Sempre la stessa storia, Roma comanda, Palazzo Bellevue ubbidisce.
Possibile che nessuno si sia ancora accorto, anche se per fortuna ci si ricorda di continuare a registrare e garantire la proprietà del marchio, che il Festival è della città di Sanremo, dei sanremesi e non di Roma o della Rai. All’ombra della Pigna e del Teatro Ariston il marchese del Grillo non ha cittadinanza, non “canta”. Il Festival di Sanremo è di Sanremo e deve rimanere a Sanremo. Punto. È un miracolo? Sì, anche se chi governa Sanremo pare non rendersene mai conto. La Rai, al contrario, lo ha capito da 71 anni. Grazie alle decine di milioni che guadagna con la pubblicità del Festival ogni anno ringrazia gli sprovveduti ed aggiusta i suoi bilanci. Palazzo Bellevue, invece, tremebondo è sempre a chiedere spiccioli con il cappello in mano. Sindaco e maggioranza non esiste solo la Rai.
Oggi come non mai mettere sul mercato il prodotto Festival i grandi gruppi televisivi internazionali, e non solo loro, corrono come le api al miele. Certamente bisogna crederci, essere all’altezza Festival, del valore del business che si ha in mano, avere tutte le conoscenze e le qualità di poterlo gestire al meglio. Non figurine, l’amico o l’amica della porta accanto, il parente, o chi si pensa possa portare voti per essere eletti o rieletti alle prossime elezioni. Il mondo non finisce alla Vesca. Niente di personale, ma pensiamo che difendere il Festival sia un dovere di tutti i liguri, non solo dei sanremesi, a partire dalla Regione e da chi l’amministra. Compresi nomi e cognomi.