Un gruppo di amministratori, sia di centrodestra sia di centrosinistra, tra cui anche il governatore ligure Giovanni Toti, ha fatto pubblicare una lettera sul quotidiano di Francoforte.
Un messaggio aperto al popolo tedesco per chiedere alla Germania maggiore solidarietà davanti alla crisi economica conseguente all’emergenza sanitaria coronavirus. Nello specifico si chiede di cambiare opinione sull’emissione degli eurobond.
Sul suo profilo Facebook il governatore Toti scrive: “Cari amici tedeschi, non è il momento dell’egoismo. Quando c’è stato bisogno, dopo la Seconda Guerra Mondiale o, in tempi più recenti, quando crollò il muro di Berlino, tutti noi abbiamo aiutato la Germania. Ora servono soldi, servono eurobond per salvare la nostra Europa. O sapremo salvarci insieme oppure l’Unione stessa sarà vittima del coronavirus e della sua meschinità. Abbiamo scritto insieme, amministratori e politici di tanti colori, al popolo tedesco, per dimostrare che in questo momento l’Italia è una e per dire che solo con generosità e lungimiranza potremo ricostruire insieme il nostro futuro. Una pagina del Frankfurter Allgemeine Zeitung, principale giornale di quella nazione, per richiamare tutti al sogno e alla responsabilità comune”.
Nella lettera firmata anche dal governatore dell’Emilia, Stefano Bonaccini, dal sindaco di Milano Sala, quello di Venezia Brugnaro, di Genova Bucci e di Bergamo Gori, si punta il dito contro l’Olanda.
“Nove Stati europei, tra cui Italia, Francia, Spagna e Belgio hanno proposto l’emissione di eurobond per far fronte alla crisi. Non si chiede la mutualizzazione dei debiti pubblici pregressi ma di dotare l’Unione europea di risorse sufficienti per un grande ‘rescue plan’ europeo, sanitario, economico e sociale, gestito dalle istituzioni europee”.
“L’Olanda – prosegue l’appello – capeggia un gruppo di Paesi che si oppone a questa strategia e la Germania sembra volerla seguire. L’Olanda è il Paese che attraverso un regime fiscale ‘agevolato’ sta sottraendo da anni risorse fiscali a tutti i Paesi europei. A farne le spese sono i nostri sistemi di welfare e dunque i nostri cittadini più deboli, quelli che oggi sono più colpiti dalla crisi”.