Le istituzioni con il Presidente del Tribunale dott. Edoardo Bracco, il Questore dott. Giuseppe Felice Peritore, l’assessore alla Cultura Silvana Ormea, tanti studenti del Liceo Cassini, dell’Amoretti, del Colombo, tanti semplici cittadini si sono stretti ieri pomeriggio intorno a Rosaria Costa, la vedova di Vito Schifani, ucciso insieme al giudice Giovanni Falconi nella strage di Capaci.
Rosaria con la professoressa Patrizia Milanese del Liceo Cassini ha ripercorso i tanti momenti drammatici della sua vita in segno di testimonianza. Non si è risparmiata nel raccontarsi per dare un segno concreto di come gli ideali positivi e la fede profonda siano i baluardi per costruire una cultura della legalità base della migliore società, riflessioni contenute anche nel suo libro: La mafia non deve fermarvi (Rizzoli).
“Una settimana dopo la strage, mi ritrovai a Capaci, nel punto preciso dove era stata catapultata come un missile impazzito la Croma su cui viaggiavano gli agenti della scorta di Falcone: Vito, Rocco e Antonio. Davanti a quella maledetta voragine, senti l’odore del sangue ed ebbi la consapevolezza della responsabilità dello Stato, che non era riuscito a proteggere cinque esseri umani.”
La mafia non deve fermarvi
Per ultimo, Vito mi disse il nome di Giovanni Falcone. Mi ricordai del fallito attentato nella sua villa dell’Addaura e, come in un flashback, sentii le sirene. In quel momento alzai lo sguardo verso l’orizzonte, come in cerca di qualcosa che potesse convincere Vito a lasciar perdere quell’incarico così pericoloso, e notai delle nuvole nere che avevano oscurato il cielo azzurro.” Con queste parole, Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani, caduto con Falcone a Capaci, rievoca il momento in cui il suo giovane sposo le disse orgoglioso che sarebbe entrato nella scorta del giudice. La storia è poi tragicamente nota e tutta l’Italia ricorda il suo grido di dolore che ai funerali di Stato scosse universalmente le coscienze. Come racconta per la prima volta in questo libro toccante, Rosaria Costa all’inizio rimase in Sicilia, lei che, provenendo da una famiglia modesta e onesta, era cresciuta nello spietato contesto della “Palermo di un morto al giorno”. Voleva lottare, reclamare il proprio diritto ad avere Giustizia, e per questo si avvicinò a Borsellino legandosi a lui, ma la strage di via D’Amelio rinnovò presto lo stesso dolore. Gli anni successivi, segnati dall’arresto di Totò Riina, la videro sempre in prima fila in quella che, da allora e ancora oggi, lei interpreta come una missione di testimonianza. Arrivò anche un giorno in cui per Rosaria rimanere in Sicilia non fu più sostenibile e si trasferì in Liguria per costruirsi una nuova vita, dopo la devastazione di tanto indicibile dolore. Ma oggi è riuscita a tornare nella sua terra d’origine, come donna nuova e come testimone diretta di un’epoca drammatica, consapevole di dover continuare a tenere alta la bandiera della legalità.
Il 14 novembre ore 16.30 Teatro dell’Opera in collaborazione con l’ateneo di Genova – Facoltà di Lettere e con il Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze : 150 anni da “Quel ramo del lago di Como” Luca Doninelli presenta “Il cammino del desiderio Leggere oggi I Promessi sposi ( La Nave di Teseo) .