Da 24 ore a Sanremo non si parla d’altro. La notizia è di quelle che fanno discutere. Per saperne di più siamo andati alla fonte.
Presidente Walter Lagorio è vero che ha venduto le quote del suo sogno, la ristrutturazione ed il rilancio turistico del vecchio porto matuziano, la “Porto di Sanremo srl“, per 3 milioni di euro? Riusciamo a raggiungere Lagorio, industriale illuminato nel settore petrolifero, amante del jazz, bravo batterista in gioventù, papà di Unoenergy, azienda privata tra le più importanti non solo ad Imperia, Sanremo, ma d’Italia. La nostra domanda genera comprensibilmente frazioni di silenzio all’altro capo del filo. Per non perdere il contatto aggiungiamo subito “la cifra è sbagliata, in difetto, in eccesso”? A questo punto arriva la risposta, lapidaria, scontata di Lagorio: “Cifra sbagliata”. Stop.
Alla successiva domanda: il sindaco di Sanremo Alberto Biancheri che ruolo ha avuto in questa trattativa? La risposta: “Nessuna, zero, si è trattato esclusivamente di un discorso tra privati, tra società entrambe interessate che si sono incontrate più volte e che alla fine hanno scelto questa soluzione”.
Lagorio intercettando forse nei nostri occhi una scarsa credibilità dovuta a stringate risposte ha cominciato a sciogliersi, a sottolineare che questo passaggio tra la sua cordata (che comprendeva anche “Ports de Monaco” (Principe Alberto II) ed altri industriali del calibro di Casiraghi) potrebbe invece aprire le porte ad un maggiore rilancio del turismo di Sanremo, allo sviluppo economico e non solo della città dei fiori, dell’intera provincia visto la potenza economica dei nuovi giocatori in campo.
Per Lagorio certamente il sogno è svanito, ma il progetto da qualche tempo stava diventando sempre più difficile, soluzioni e definizioni venivano rinviate di anno in anno. Troppi problemi? Troppi ricorsi, cavilli. Spettri di anni di cause civili alle porte alla fine devono avere avuto la meglio. Già due anni fa si parlava di possibile vendita. La “Porto di Sanremo srl”, secondo notizie certe ad oggi tra progetti, architetti, ed altro avrebbe già speso oltre 1 milione e 200 mila euro. E a voler rilanciare il Porto Vecchio erano soprattutto due società, quella italo-monegasca di Lagorio e quella degli inglesi. E ieri ha vinto, dopo trattative, l’Inghilterra. Per colpa e per fortuna della pandemia, del Coronavirus, della guerra Russia-Ucraina, dell’aumento del gas, della luce, della benzina, dei prezzi delle materie prime, di tutto e di più, della pochezza di troppi politici e pubblici amministratori italiani, dell’asfissiante burocrazia del nostro Paese, di ricorsi, controricorsi, di azzeccagarbugli di manzoniana memoria soprattutto quando in ballo ci sono idee, progetti, visioni, business plan con troppi zeri il risultato di quello che sta accadendo ed è accaduto a Sanremo, alla fine, speriamo di poterlo vedere anche noi. Nel giro di 5-10 anni.
Un esempio per tutti? Per rimanere in tema “l’Ecomostro” di Portosole, quello che doveva essere un albergo sul mare, forse in prospettiva anche la sede di un “Casinò d’estate”, come a Montecarlo, sono invece passati 20 anni ed invece di essere abbattuto è ancora al suo posto. Una vergogna per Sanremo. L’ex sindaco Leo Pippione, già negli anni ‘80-‘84 ne parlava. Idem tutti gli altri che sono seguiti, lo stesso Biancheri quando circa 8 anni fa, prima durante e dopo le elezioni ed il suo primo mandato di sindaco aveva promesso che “l’Ecomostro” di Portosole doveva essere abbattuto. Parole al vento.
Ma chi ha comprato la “Porto di Sanremo srl”? Chi sono i probabili costruttori del nuovo grande futuristico porto di Sanremo che ingloberà anche Portosole? Extraterrestri? No, si tratta di una coppia, i fratelli David e Simon Reuben, meglio conosciuti nella esclusiva ed internazionale galassia dei “fondi” come “Reuben Brothers“. Nati in India, immigrati in Iraq, poi trasferiti a Londra, diventati “British billionaire”, sono approdati, prima di arrivare a Sanremo acquistando Portosole, a New York City dove hanno realizzato un grosso portafoglio. Ultimi loro movimenti a Manhattan guadagnando notorietà e dollari nel settore della carne alla griglia, sashimi, cocktail e non solo.
Con loro a Sanremo c’è un italiano geniale e fidato, l’architetto Michele De Lucchi, nato a Ferrara, classe 1951. Il suo vangelo è “estetica e funzionalità, realizzazione degli spazi d’avanguardia che siano vivibili ed umani”. Ha progettato in tutto il mondo, dall’Asia all’Europa, Compasso d’Oro negli anni 1989-‘91 e ‘94, ha disegnato oggetti per Hermès, Frau, Alessi, tecnologia informatica Olivetti, Philips, Siemens, ha ristrutturato edifici in Giappone per NTT, in Germania per Deutsche Bank, in Svizzera per Novartis, Piaggio, Poste Italiane, Telecom Italia, Enel, Intesa S. Paolo, Unicredit. È il papà della “lampada di Tolomeo”, prodotta da Artemide, la lampada più venduta nel mondo. Il modello di punta ha un costo di oltre 10 mila euro. Oggi si trova in e-commerce a prezzo scontato: 8.681,42 euro, quasi 17 milioni di vecchie lire. Toccherà probabilmente anche alle sue visioni, secondo i programmi “Reuben Brothers” di fare di Sanremo una nuova e più attraente Porto Cervo o Saint Tropez, Portofino, Montecarlo. Anche grazie al suo Casinò ed al Festival una nuova Las Vegas, tanto per fare un nome, porto sicuro per i ricchi del mondo, teste incoronate, sceicchi, imprenditori delle mille ed una notte, plurimiliardari dell’intero pianeta.
Sembra un sogno. Chi ha i piedi per terra e buona memoria però si fa delle domande. Per esempio il progetto dei Brothers è completamente diverso da quello di Lagorio: il loro prevede l’ingresso principale a San Martino, quello del fondatore di Unoenergy puntava molto sulla realizzazione di una nuova piazza che si allargava verso il mare a partire da piazza Bresca, nel cuore dei sanremesi che verrà probabilmente cancellata: e poi se si dovesse ricominciare da capo visto che si sono già persi circa 4 anni, quando si vedrà l’inaugurazione degli inglesi? Nel 2028-2030? Visto poi che, probabilmente non per colpa loro, ma per abbattere “l’Ecomostro” i lavori sono iniziati già da 2 anni ed è ancora tutto è intatto, qualche domanda è più che lecita. Anche perché il piatto è ghiotto, la concessione che dà il Comune ai nuovi “acquirenti” è di ben 65 anni.
Sicuramente ci troviamo davanti a fatti nuovi importantissimi per il futuro di Sanremo. Però attenzione, è facile sognare successi strepitosi, pensare di diventare la Las Vegas d’Europa, Casinò, eleganza, soldi a palate, sceicchi, russi ricchissimi, gioielli, soldi ed affari a palate. Insomma non vorremmo che qualcuno pensasse che Sanremo potrebbe anche ospitare una seconda Cap Canaveral, una piattaforma dove far partire le future navicelle spaziali cariche di turisti, destinazione Luna o Marte.