Prosegue la stagione primaverile dei “Martedì Letterari” con un incontro prestigioso, anteprima di un nutrito programma che si snoderà sino a giugno per culminare con la cerimonia del Premio Letterario Internazionale Casinò di Sanremo Antonio Semeria.
Domani, venerdì 6 maggio ore 17.00, nel Teatro del Casinò di Sanremo il regista Enrico Vanzina, maestro della cinematografia italiana, presenta il suo nuovo libro: “Diario Diurno” (HarperCollins). Partecipa Carlo Sburlati con Marzia Taruffi. L’ingresso a teatro è libero sino all’esaurimento dei posti disponibili con mascherina FFp2.
Diario Diurno
14 dicembre 2013. Dal Diario: “Diceva Libero Bovio: come è facile scrivere difficile, e come è difficile scrivere facile. La mia futura carriera da romanziere è ispirata a questa sintesi. Di scrittura e di vita”, Enrico Vanzina.
Nella storia della letteratura il diario occupa un posto speciale. Sono diari, in fondo, le Confessioni di Sant’Agostino e i Saggi di Montaigne, due dei libri più letti e amati di sempre. E venendo a tempi più recenti il Diario dei fratelli Goncourt è un testo imprescindibile per comprendere la grande Francia ottocentesca, e, a modo suo, è un monumentale diario in più volumi l’acclamato “La mia lotta” di Karl Ove Knausgård. E lo è, ovviamente, il “Diario notturno” di Ennio Flaiano, libro che illumina il nostro dopoguerra e gli anni del boom. Proprio da Flaiano, che ha conosciuto personalmente quando era bambino, parte Enrico Vanzina per questo suo “Diario diurno”. Un diario adulto, iniziato da un uomo di 62 anni che non ne aveva mai tenuto uno. Un diario che racconta undici anni, racchiusi da due grandi crisi sociali, quella economica del 2011 e quella che stiamo ancora vivendo ed è legata alla pandemia. E in mezzo: la vita, le gioie, i dolori, gli attimi solo in apparenza insignificanti ma in realtà decisivi, la politica, i libri, il cinema, certo, il cinema, gli amici che si ritrovano o se ne vanno, gli incontri casuali, le strade prese o perse. Perché un diario, se scritto da un grande autore, è molto di più del mero succedersi degli accadimenti, pubblici e privati che siano, è un’opera letteraria che sa far commuovere, sorridere, riflettere, rivelando verità spesso nascoste sul cuore umano.
Sceneggiatore e produttore Enrico Vanzina, figlio di Steno, insieme al fratello Carlo è vissuto nel mondo del cinema fin dall’infanzia, frequentando abitualmente personaggi del calibro di Totò, Ugo Tognazzi, Mario Monicelli, Ennio Flaiano, Mario Camerini e Dino Risi, i cui figli Marco e Claudio sono loro amici d’infanzia. Dopo aver frequentato la scuola francese Chateaubriand di Roma, diplomandosi nel 1966, si è iscritto a Scienze Politiche all’Università di Roma laureandosi nel 1970. L’esordio nella carriera cinematografica risale al 1974 come aiuto regista del padre nel film “La poliziotta”. Nel 1976, ha iniziato a scrivere sceneggiature e da allora ha collaborato con i maggiori esponenti della commedia all’italiana. Nel corso degli anni ’80 e ’90 ha firmato insieme al fratello i più grandi successi al botteghino italiano, film molto amati dal pubblico ma spesso stroncati dalla critica. Nel 1986 ha fondato, sempre con il fratello Carlo, la casa di produzione Video 80 e da allora oltre alla produzione cinematografica si è dedicato anche a quella televisiva (“I ragazzi della III ^ C”, 1986; “Amori”, 1987; “Anni ’50”, 1998; “Anni ’60”, 1999). Nei primi anni ’90 ha collaborato con la Penta Film. Ma il cinema non è la sua unica occupazione. Ha scritto la pièce teatrale “Bambini cattivi” portata in scena da Giuseppe Patroni Griffi. Ha collaborato per diversi anni con Il Corriere della Sera e Il Messaggero, ha portato in stampa i libri “Le finte bionde”, “Colazione da Bulgari” e “La vita è buffa” e tiene corsi di sceneggiatura.