video
play-rounded-outline
14:33

Sapevate cari amici che negli anni ’60 il sindaco ed il consiglio comunale di Sanremo, forse distratti, sbadati, incoscienti, scarsamente competenti, illetterati o più banalmente superficiali e burloni avevano intitolato una strada a Mina? Sì proprio a lei, la “tigre di Cremona”, al secolo Anna Maria Mazzini, la cantante regina della musica pop italiana considerata una delle più grandi interpreti del XX secolo?

Per me è stata una sorpresa curiosa, comunque sia nata e con un finale thriller ancora da chiarire. L’ho scoperto intervistando l’amico scrittore, fotoreporter e soprattutto come lui ama definirsi, artigiano della fotografia Alfredo Moreschi. Conosciutissimo non solo a Sanremo, dove risiede e dove per decenni ha gestito nella centralissima via Matteotti, il salotto della città, a due passi dal Teatro Ariston, la sua attività di fotografo ed il negozio di famiglia. Attraverso una serie di foto, splendide in bianco e nero e ricordi, è nato questo servizio.

Mina aveva partecipato nel 1960 e nel 1961 a due Festival della canzone italiana con quattro canzoni. Era già notissima. I giornali alla vigilia la davano vincitrice assoluta delle due competizioni. Invece un diavoletto ci aveva messo la coda. Nonostante una delle sue canzoni “Blu, le mille bolle blu”, fosse la più orecchiabile ed applaudita del Festival, subito fischiettata ed ancora oggi nota e riproposta, le giurie l’hanno bocciata. Nella classifica finale Mina era stata relegata al 7° posto. La “tigre di Cremona”, nonostante il suo manager Elio Gigante, di nome e di fatto, pare l’avesse consigliato a non prendersela, di tentare il prossimo anno per la terza volta il Sanremo lei, Mina, ha tirato fuori gli artigli e disse “no, basta”. Solo allora qualcuno a Palazzo Bellevue, molto probabile il sindaco, deve aver capito l’errore e cercato come rimediare. Chiudere le porte in quel modo a Mina era un po’ come farsi esplodere una bomba in mano. Soprattutto sul piano mediatico, della comunicazione, della pubblicità. In aiuto è corso Cesare Perfetto, inventore e patron del Festival dell’Umorismo di Bordighera, origini romane, amico personale di Andreotti oltre che dei massimi umoristi internazionali dell’epoca a cominciare da Peynet. L’idea vincente, subito approvata da sindaco e consiglio comunale, in sintesi era questa: “Visto che tra poco trasferirò la sede del mio Festival dell’Umorismo provvisoriamente da Bordighera a Sanremo (pare per disguidi con chi allora amministrava la Città delle Palme, ndr) e vi ringrazio dell’ospitalità, per rimediare con Mina potreste mettervi in contatto con lei, forse meglio con il suo manager Elio Gigante, personaggio intelligente e colto che io conosco, e dirle che la città di Sanremo sarebbe fiera di intitolarle, nel corso di una cerimonia, con musica e autorità e fans, una strada per la sua voce, per la sua professionalità, per aver partecipato a due Festival e per portare nel mondo la canzone italiana ed il nome di Sanremo”.

Il messaggio, di una potenza e di un valore turistico immenso, questa volta a Palazzo Bellevue viene subito capito e recepito. Detto e fatto, sbagliare è lecito, perseverare è diabolico. L’idea si trasforma in tempi brevissimi in realtà: Mina col fidato manager Gigante accettano. La cerimonia viene organizzata in un giorno pieno di sole, ad accogliere Mina all’inizio della strada scelta, con paletti provvisori e targa con il suo nome c’è una gran folla, uomini, donne, bambini, la banda musicale, fiori, autorità, a partire dal sindaco, Francesco Viale, esponente di rilievo della DC, noto e stimato avvocato. Con lui, in prima fila, a stringere la mano alla cantante personaggi della città, tutti nelle foto di Moreschi, dall’ing. Pancotti, (futuro sindaco di Sanremo, ricordato da Italo Calvino in un suo libro), il dottor Ferrero, stimato professionista e medico del Casinò, l’albergatore Andrea Lolli anche lui futuro sindaco, per fare solo alcuni nomi. E il thriller? La strada venne intitolata, il cartello, le transenne, dopo qualche settimana sparirono, e a Sanremo tutti si dimenticarono della cerimonia, di ricollocare le insegne.

Perché? Forse non si è ricordato, nella fretta, che una legge dello Stato stabilisce che l’intitolazione di una strada ad una persona che lo meriti è necessario che il personaggio non ci sia più, sia defunto da almeno 10 anni. Mina, per fortuna sua, è ancora viva e in gran forma. 

Riprese e montaggio a cura di Alessio Bellini.