video
play-rounded-outline
03:26

“Con questo testo invito principalmente a non considerarsi mai ‘risolti’. E i maschi, per definizione, risolti non lo sono mai”.

Francesco Piccolo, scrittore e sceneggiatore, Premio Strega 2014, oltre che sceneggiatore di ben due Festival di Sanremo, presenta il saggio “Son qui: m’ammazzi. I personaggi maschili nella letteratura italiana”, presso il teatro dell’Opera del Casinò nell’ambito dei Martedì Letterari.

A presentare il libro, assieme a Piccolo e alla curatrice della rassegna Marzia Taruffi, la prof.ssa Francesca Rotta Gentile, docente del Liceo Cassini e curatrice della rassegna “Cervo ti Strega”.

Edito per Einaudi, il saggio di Piccolo rilegge tredici differenti capolavori della letteratura italiana, sotto l’aspetto della personalità e della cultura maschile. Dal Decameron, alla coscienza di Zeno, ai Promessi Sposi, fino ai giorni nostri, il testo si sofferma sulla figura dei maschi nella storia della nostra letteratura, sempre uguali a sé stessi, vigliacchi e furiosi, gelosi e violenti, al centro di romanzi che hanno costruito il canone della letteratura italiana.

“La letteratura è tante cose”, commenta Piccolo. “Quello che certamente non è, o meglio quello che non intendo come letterature, è codificare quello che la società vuol già sentirsi dire. Ciò riguarda un libro o un romanzo o anche ciò che è scritto su n giornale. Il compito di chi scrive è sorprendere e non conformare. Sorprendere non solo lo scrittore ma anche spiazzare se stesso e spiazzare lil lettore sui propri pensieri. La letteratura deve sempre cerare di portarla a vanti ed uno di essi è portare aventi parti buie, raccontando non le virtù ma i vizi. Attraverso questi libri vorrei descrivere il cammino del maschio nei secoli. Un cammino che molti pensano sia fatto e compiuto. La letteratura ci racconta, assieme alla società e la cronaca nera, che non è così. Il maschio progressista fa un grande errore, ossia quello di sottrarsi all’accusa del maschile. Non voglio pensare di dare un giudizio definitivo. Io racconto il maschio com’è. Nella letteratura è arrogante, prevaricator etc. Il maschio progressista sposta il focus dicendosi estraneo e considerandola cosa ad appannaggio di trogloditi. Il maschio progressista questo essere troglodita lo conserva dentro. L’idea di togliersi dal banco degli imputati dicendo. Essere progressisti vuol dire prendersi carico dei propri difetti e non far finta che non esistano. Essere colti progressisti è dire ‘io c’entro'”.

L’intervista completa a Piccolo nel video servizio a inizio articolo.