Martedì 11 febbraio al Teatro Ariston, paragonato dai fans della canzone italiana alla Scala di Milano, si alzerà il sipario del 75° Festival di Sanremo. Da decenni oltre ad essere la manifestazione turistica, melodica, imprenditoriale, economica, pubblicitaria invidiata in tutto il mondo è anche l’appuntamento più importante non solo della città dei fiori, di Calvino, del Casinò municipale, della Liguria, ma anche della Rai-Tv che la gestisce in esclusiva e quasi in totale autonomia.
Come in ogni grande progetto anche attorno al Festival, sin dai primi anni, sono nate fantasie, verità e misteri. Da che mondo è mondo è sempre accaduto e sempre succederà. Per quanto riguarda il Festival sopravvivono ancora oggi molti interrogativi, dubbi a partire da chi vince, perché se lo merita o raccomandato, la scelta del “bravo presentatore”, su chi organizza, i santi protettori per arrivare a fatti gravi come la tragica morte di Achille Cajafa, avvocato salernitano, laureato a Milano, nato sulla Costiera amalfitana, a Vietri sul Mare, il 23 novembre 1904. Trasferitosi a Sanremo, per le sue capacità, divenne ben presto gestore dell’Hotel Londra, poi presidente dell’Associazione albergatori Matuziani, consigliere nazionale Faiat (oggi Federalberghi). Approdò, con ruolo importante, anche al vertice del Casinò, gestito allora dalla società privata ATA, presidente Pier Bussetti. Cajafa insieme a personaggi del calibro di Amilcare Rambaldi, Angelo Nizza, Pier Bussetti, Giulio Razzi, Angelo Nicola Amato fu, nel 1951, tra gli inventori ed organizzatori della prima edizione Rai del Festival. Solo radiofonica, si svolse nel salone delle feste durante una cena elegante riservata soprattutto a personalità importanti ed ai migliori clienti italiani e stranieri dei tavoli da gioco. Presentatore, ricordate? Il mitico Nunzio Filogamo: “Signore e Signori vicini e lontani, buonasera, benvenuti al Casinò di Sanremo per una serata eccezionale organizzata dalla Rai, una serata della canzone con l’orchestra di Cinico Angelini”. Molti erano dubbiosi, invece fu un’idea geniale, un successo superiore ad ogni aspettativa. Sono passate 74 edizioni. Sanremo quest’anno è letteralmente invasa, “prigioniera” più che mai del boom, a 360 gradi, del Festival.
Dimenticata la tragica fine, il noir di Achille Cajafa eletto nel 1956, dopo la morte di Pier Bussetti, presidente della casa da gioco sanremese ed organizzatore, con la Rai, del Festival? Due anni dopo, nel 1958, addirittura nominato direttore artistico della massima manifestazione canora italiana? Carriera velocissima, strepitosa. Assolutamente no, soprattutto dalla sua famiglia e da dichiarazioni attribuite allo stesso Cajafa rilasciate qualche mese prima della morte avvenuta il 13 gennaio 1959, alle 22.30, vicino Vignole Borbera, sull’autostrada A7. Stava tornando in auto da Milano. Era a bordo della sua Lancia Flaminia, al volante l’autista Vittorino Forlani. Era andato a Milano ad incontrare dirigenti Rai, pare ci fossero tensioni, e per un controllo dei costumi dei cantanti in gara al 9° Festival di Sanremo al Casinò previsto a febbraio. Aveva avuto incontri anche con la “Sorelle Fontana”, griffe di successo. La Lancia all’improvviso sbanda, al volante Vittorino Forlani non riesce a controllarla, precipitano fuori strada per 20 metri. Per il presidente Cajafa, definito per le sue qualità e successi “il dittatore della canzone italiana per gli anni ’50” dai settimanali, non c’è stato nulla da fare. Muore a 54 anni.
Il suo decesso, per molto tempo essendo Cajafa presidente dell’Ata, la società che gestiva Casinò e Festival, personaggio potente, con amici e nemici, ha sollevato un mare di dubbi. La moglie, Irene Cingano, non ha mai creduto all’incidente, altri più volte hanno parlato di “morte annunciata”. La moglie ha sempre detto che quella notte era illuminata a giorno dalla luna piena. Il fondo della camionale asciutto, la curva larga, non pericolosa, facile da affrontare, niente traffico. Più volte sono comparsi il sospetto e la parola omicidio. Si disse anche della possibilità che qualcuno avesse svitato i bulloni delle ruote. La figlia Maurizia ha ripetuto che il padre, eccellente organizzatore, uomo deciso, per i ruoli di potere che ricopriva era stato oggetto di minacce pesanti. La sorella maggiore, Luciana, vicino Natale, sarebbe stata maltrattata per strada, le avrebbero urlato anche “tuo padre farà una brutta fine”. Un giornalista di Sanremo scrisse che Cajafa un giorno gli avrebbe confidato di essere tra le persone più amate, ma anche le più odiate di Sanremo. Di non capire perché. Una situazione per lui dolorosa, molto pesante.
Su quel viaggio a Milano senza ritorno vennero fatte indagini, alla fine tutto archiviato. Il 16 gennaio 1958 si svolsero i funerali presso la Concattedrale di San Siro. Il Casinò il 29 gennaio chiuse i battenti per 3 giorni. Il 31, presso la Chiesa dei Cappuccini, proprio accanto al tempio dell’azzardo, si svolse una Messa in ricordo di Cajafa. Tra i presenti, ad onorarlo l’amico Claudio Villa. Una disgrazia oppure qualcosa di torbido e terribile? “Quid est veritas”, “Cos’è la verità?” Frase che si trova nel Vangelo secondo Giovanni (18:38). È pronunciata da Ponzio Pilato quando davanti ad una folla ostile interroga Gesù, prima di lavarsene le mani, nonostante lo giudichi “non colpevole”, quindi innocente, lasciandolo in balia dei suoi nemici che lo crocifiggeranno sul Golgota. Questa frase è stata scritta sopra l’ingresso principale del maestoso e monumentale gioiello architettonico della Basilica della “Sacrada Familia” a Barcellona per rendere testimonianza, invitare, ricordare a tutti, sempre “rendere testimonianza alla verità”.