Non accusatemi di blasfemia, ma è cronaca: a Sanremo e dintorni cresce il numero delle persone che, attingendo senza malizia e con inconsapevole superficialità ai vangeli canonici, a verità che bruciano, al fallimento dell’umano, cominciano ad arrovellarsi in pensieri terra terra che di sacro hanno poco da spartire. Ricordate le scritture “Prima che il gallo canti tu mi tradirai tre volte…” con quel che segue? In molti nella Riviera di Ponente, non è una barzelletta, complici pandemia, Coronavirus, vaccini sì vaccini no, confusione nel decidere e nell’agire di chi dovrebbe, due anni inimmaginabili, terribili, che continuano a creare paure e lacrime, si augurano e sperano che, almeno all’inizio di febbraio, durante il 72° Festival della canzone, nei pollai della provincia di Imperia nessun gallo si metta a cantare.
In caso contrario mamma Rai potrebbe trasformarsi in matrigna e, con lei, tutti i suoi numeri 1 a cui è stato dato mandato di organizzare il Festival. Per dirla papale papale il termine “tradimento” potrebbe apparire sproporzionato, ma “bugie”, con le virgolette, nelle passate edizioni ne sono state dette parecchie. Diverse fastidiose, perché pronunciate con “nonchalance”, come dicono i cugini francesi, da personaggi di primissimo piano come Ama (Amadeus per quei pochi che ancora ignorassero l’abbreviazione), che fanno “audience” (perché dimentichiamo l’italiano?) dette e subito dimenticate dagli autori. Come se nulla fosse, gocce di pioggia che cadono e poi evaporano.
Recentemente a ricordarle con garbo, come devono fare imprenditori e pubblici amministratori che rappresentano associazioni commerciali e turistiche, è sceso in campo il presidente di Confcommercio Andrea Di Baldassare. Non solo lui, anche il sindaco Alberto Biancheri e l’assessore al Turismo Giuseppe Faraldi. Il primo, a nome della categoria e di centinaia di lavoratori del settore, ha chiesto a gran voce di spostare il Festival di un mese, dai primi di febbraio almeno a marzo, per evitare che l’inasprimento dell’aumento dei contagi penalizzi e costringa nuove e pesanti chiusure di alberghi, ristoranti, boutique, negozi, dello stesso Casinò e l’intero settore del commercio e del turismo.
Amadeus sembra aver dimenticato le dichiarazioni fatte in conferenza stampa, riprese da tutti gli organi di informazione internazionali, durante il suo 2° Festival: “basta, non ne farò altri“. Pochi mesi dopo invece annunciava la direzione del suo 3° Sanremo. O l’altra promessa fatta alla città ed ai sanremesi, per ripagarli un po’ degli affari persi durante la manifestazione per colpa del Coronavirus, parola più parola meno: “quest’estate prometto che tornerò e farò un grande spettacolo con grandi nomi“. Sì, chi li ha visti? E che dire dell’ideona di togliere dal festival lo spazio ai giovani, in pratica chiudere la luce ad Area Sanremo? Per due anni tutti esclusi, bocciati. Alle selezioni Roma ha battuto Sanremo 2-0. E poi dell’idea (fallita già una volta) di portare una nave di Costa Crociere, ospitarvi cantanti, celebrità, programmare spettacoli a bordo (Orietta Berti dovrebbe fare la presentatrice) per evitare contagi ed altro ancora. E gli alberghi, le pensioni, gli affittacamere, i ristoranti, le pizzerie, i negozi, i tassisti, le slot machine e le roulette del Casinò, solo per ricordare qualcuno, che aspettano tutto l’anno il periodo del Festival per fare cassa, aggiustare i bilanci? Chi se ne frega. Certamente no, ma quasi, il risultato è molto vicino a quanto espresso prima.
L’assessore al Turismo ha dichiarato che non c’è ancora nulla di certo da parte di Rai Pubblicità. Chi veglierà? E se Costa Crociere arrivasse in rada con tutti i suoi sfavillanti ospiti (centinaia), Dio non voglia, ma potrebbe essere, arrivasse pioggia, vento, mare in burrasca, che succederà? Tutti chiusi in cabina e mal di mare à gogo? Eliminate anche manifestazioni collaterali, nelle piazze. Il sindaco Alberto Biancheri ha annunciato che cercherà di vedere se si potrà utilizzare il Parco Alfano, splendida oasi fronte mare in mezzo a palme, alberi e fiori esotici. Anche qui “tocchiamo ferro”.
Come se non bastasse è scoppiata la grana Morandi. Per sbaglio, come dice lui, ha postato in video un pezzetto della sua canzone in gara. Da regolamento dovrebbe essere escluso dal Festival, perché tutte le canzoni devono essere inedite. E la sua, dal titolo “Apri tutte le porte”, rischia di chiudergliele in faccia. La Rai ed Amadeus paiono di parere diverso: nessuna irregolarità, Morandi, ha una mano, un braccio fasciati, si è sbagliato. Che dire di Fiorello, la spalla magica di Amadeus? Anche lui pare, se non abbiamo capito male, avesse detto o sussurrato o pensato di disertare dopo due Festival di grande successo l’edizione di quest’anno, perché impegnato, a partire dal 20 gennaio, da Fermo (non è uno scherzo, il debutto lo farà proprio nella città di Fermo) nel suo nuovo tour teatrale che lo porterà ed impegnerà in diversi teatri italiani e si concluderà il 18 febbraio a Padova. Però, come nei gialli di Agatha Christie, il settimanale “Chi” ha scoperto che la tournèe farà una sosta proprio dal 28 gennaio all’8 febbraio (a fagiuolo con il Festival?) che inizierà l’1 e si concluderà il 5 febbraio. Semplice coincidenza o ennesima bella pensata, bugia-scoop dell’ultima ora del bravo presentatore e deus Ama, dei presidenti e direttori del nuovo corso Rai?
Si sa, lo spettacolo è bello se ha numerosi e ben costruiti colpi di scena. Peccato che i padroni di casa, il Comune di Sanremo che è proprietario del marchio, chi ha le chiavi del Festival, chi dovrebbe avere voce in capitolo di questo miracolo economico-promozionale-pubblicitario internazionale, sappia poco o nulla. Non vorremmo che Palazzo Bellevue sembri più una comparsa, invece che attore protagonista. Da 71 anni il Festival ha portato cascate di milioni e medaglie a mamma Rai, da molti meno anni e meno soldi a Sanremo. Perché? Un detto dice “chi ha tempo non aspetti tempo”. Chi ha la fortuna di avere ha il dovere di non disperdere, di far fruttare onestamente. L’auspicio è che all’ombra del campanile di San Siro quest’anno i galli entrino tutti in sciopero.