La Chiesa di Santo Stefano Protomartire e del Sacro Cuore di Gesù sorse nel centro storico di Sanremo, nella sua prima versione, nella prima metà dell’XI secolo; qui risiedevano i monaci benedettini e vi si svolgevano numerose riunioni del Parlamento Cittadino.
Nel 1601, data la fragilità strutturale della chiesa, si decise di demolirla e ricostruirla più robusta e più grande; data la grandezza dell’opera, le autorità locali ricorsero alla sequella, ossia all’obbligo di prestazione di lavoro gratuito da parte di tuti i cittadini, maschi e femmine, dai dodici ai settant’anni in favore di lavori di pubblica utilità. La costruzione terminò nel 1611, e nel 1613 la chiesa fu affidata ai Gesuiti, i quali vi rimasero, a periodi alterni, fino agli anni 10 del XXI secolo. La Compagnia di Gesù, dal 1734, è anche proprietaria dell’edificio, come si apprende dalla targa apposta all’ingresso. Dal 1888 al 1938 la chiesa fu anche sede parrocchiale, lasciando poi l’onere, a partire dal 1939, alla Chiesa di Nostra Signora della Mercede.
Il grande tesoro della chiesa consiste nelle quattro cappelle. La prima, intitolata alla Santa Famiglia, conserva una pala d’altare del XVII secolo realizzata da Nicolas Mignard, oltre alle statue di San Luigi Gonzaga e Santa Caterina d’Alessandria; la seconda, dedicata a Nostra Signora della Speranza, conserva una pala d’altare in cui è rappresentata la Madonna protettrice della gente del mare, con le statue di San Giuseppe e Santa Teresa d’Avila; la terza, acquistata nel 1679 da Paolo Battista Palmari, è dedicata a San Francesco Saverio, e presenta una pala d’altare rappresentante il titolare a opera di Domenico Piola, con le statue della Madonna Immacolata e di Santo Stefano Protomartire; la quarta fu acquistata nel 1680 dai marchesi Borea d’Olmo, ed è dedicata a Sant’Ignazio di Loyola: la volta è affrescata con la Gloria di Sant’Ignazio, realizzata da Giovanni Battista Merano, mentre la pala a opera di Andrea Pozzo nel XVII secolo rappresenta Sant’Ignazio che veste San Francesco Borgia dell’abito gesuita.