Si appropriavano di gran parte dei fondi che la Prefettura di Imperia erogava per la gestione quotidiana di circa 120/130 migranti, dichiarando un numero di ospiti dei C.A.S. superiore a quello reale e sovrafatturando i costi.
Quattro arresti e sequestri per 1,3 milioni di euro effettuati questa mattina dai finanzieri della Compagnia di Sanremo nei confronti di tre cittadini piemontesi, Gianni Morra (classe 1957), la convivente Emanuela De Mita. (classe 1971) e l’avvocato Guido Tabasso (classe 1952), soci occulti di una finta cooperativa sociale di Cuneo, la CARIBU, con la quale avevano ottenuto la gestione del C.A.S. di Sanremo a luglio del 2017 e, nel successivo febbraio 2018, anche quello di Vallecrosia. Oltre a loro è stata tratta in arresto anche la sorella del promotore, Antonella Morra (classe 1961), che aveva il compito di riciclare i proventi della frode in alcune società di famiglia.
Le indagini, partite nel novembre 2017 e coordinate dalla Procura della Repubblica di Imperia, hanno fatto emergere la condotta predatoria dei gestori. Il sistema si basava sulla comunicazione quotidiana alla Prefettura di un numero di ospiti dei C.A.S. superiore a quello reale e sulla sovrafatturazione di costi, mai o solo parzialmente affrontati per erogare ai migranti i servizi che erano previsti in base all’appalto pubblico.
La sovrafatturazione avveniva grazie all’interposizione di una serie di società di capitali, tra cui la LIBRA SRL di Cuneo, utilizzate per drenare dai conti della cooperativa quasi il 70% dei fondi erogati dal Ministero dell’interno. In particolare, l’immobile sede di uno dei due C.A.S., acquistato dai due fratelli Gianni Morra e Antonella Morra con un mutuo, veniva affittato alla LIBRA SRL, sempre di proprietà degli indagati, per 38mila euro annui (pari al re annuale del mutuo), a fronte di una richiesta di rimborso alla Prefettura di quasi il triplo dell’importo, pari a 90mila euro.
Peraltro, la cooperativa sociale CARIBU aveva sottoscritto, sempre con la LIBRA SRL, un contratto di collaborazione e fornitura (di tutti quei servizi previsti dal bando della Prefettura) al prezzo di 17 euro al giorno per ospite, indipendentemente dalla effettiva prestazione dei servizi.
Una volta ottenuti i rimborsi da parte della Prefettura, gran parte del denaro veniva dirottato sui conti correnti personali degli indagati (o delle società loro collegate) ed utilizzato per spese personali o per corrispondere le rate di finanziamenti per l’acquisto di immobili anche nella Città dei Fiori.
Ad oggi il provento della frode è stato quantificato in 1,3 milioni di euro, su un importo complessivo di fondi pubblici erogati di circa 1,7 milioni di euro.
Grazie alla tempestività delle indagini e ai sequestri odierni, è stato possibile contrastare una frode di denaro pubblico. Sono indagati, a titolo di concorso, anche due consulenti fiscali ed un ex funzionario della Prefettura di Imperia.