primo piano - Abregal linee guida pronto soccors
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L’emergenza Covid-19 ha cambiato molte abitudini dei cittadini che spesso mal si adattano alle nuove regole imposte dai protocolli di sicurezza e protezione. In piena crisi pandemica durante la scorsa primavera, uno degli aspetti più toccanti dal punto di vista umano ed emotivo è stato quello dell’abbandono, pur se nelle mani dei medici e del personale sanitario, dei propri cari contagiati dal virus nel momento del ricovero e del successivo decorso ospedaliero senza poterli più visitare e neppure sentirli al telefono.

Molti di loro purtroppo sono morti senza il conforto di un famigliare, una moglie o un marito o dei figli, pur senza dimenticare l’enorme disponibilità soprattutto del personale infermieristico nel cercare di accompagnare in quell’ultimo tragico viaggio offrendo sostegno e pietà cristiana a chi se ne stava andando.

L’accesso al servizio di pronto soccorso ancora oggi risulta modificato rispetto alle abitudini pre-Covid-19. Essendo vietato ai parenti o accompagnatori poter attendere la dimissione o la comunicazione dell’eventuale ricovero del proprio caro in sala d’attesa come si faceva sino a pochi mesi fa. Alcuni cittadini si sono lamentati perché negli spazi esterni a ridosso del Pronto Soccorso dell’ospedale di Sanremo non ci sono sedie o panchine dove poter aspettare. Abbiamo chiesto al responsabile del servizio, il dottor Giancarlo Abregal, quali sono le norme da seguire per chi accompagna qualcuno al Pronto Soccorso.

“È importante sapere che la normativa attuale non consente agli accompagnatori l’accesso alle strutture ospedaliere, con sole eccezioni per le categorie fragili cioè non autosufficienti o per i minori – dice Abregal – che dovranno attendere all’esterno in attesa che gli venga comunicato telefonicamente l’iter diagnostico e terapeutico del paziente”.

“Tutto nasce dall’emergenza sanitaria che non è scomparsa, il Covid continua a circolare e tra le tante buone pratiche per evitare la sua diffusione c’è il divieto di assembramenti, a maggior ragione all’interno di spazi dove il virus continua a circolare. È un sacrificio dover accompagnare un parente al Pronto Soccorso e doverlo lasciare ma è importante che non si crei assembramento all’interno, in quella che era la sala d’attesa e questo ormai non è più possibile ma noi diciamo anche subito al di fuori dell’ingresso. Certo è che se uno vuole aspettare lì, si tratta di una libera scelta ma bisogna che tutti sappiano che pochi metri fuori dal ‘Pronto’ l’area resta tra quelle più a rischio contagio”.

“Il mio invito – conclude il dottor Abregal – è quello di non restare fuori dalla porta creando assembramenti ma restare a casa o al lavoro in attesa di ricevere comunicazioni telefoniche magari anche dallo stesso paziente se è in grado di farlo o dalla struttura ospedaliera, oppure telefonando ai numeri che mettiamo a disposizione, senza perdere la pazienza se non rispondiamo subito perché magari in quel frangente stiamo curando un malato grave. Comunque, ripeto, non è prudente restare in attesa davanti al reparto”.

L’intervista integrale nel video-servizio di Riviera Time a inizio articolo.