È il primo Festival di Sanremo per Lucio Corsi, cantautore toscano. Nonostante l’aria di novità sul palco più ambito d’Italia, il suo brano “Volevo essere un duro” a meno di 24 ore dall’esordio ha già conquistato il cuore di molti.
Il giovane, protagonista della conferenza stampa di questo pomeriggio al Teatro Ariston, è arrivato munito di chitarra e ha cantato e suonato a sorpresa un brano inedito, intitolato ‘Francis Delacroix’, in uscita durante la primavera.
“Il nuovo disco parla di infanzia, amicizia, storie della mia adolescenza mescolate con quelle di altri. Mi piace reinventarmi il passato, unirlo a quello di chi mi circonda. Oggi è uscito anche il videoclip, girato da Tommaso Ottomano, un amico che è più come un fratello per me. Essere qua insieme a lui per me è importante, mi fa sentire a casa.”
Riferendosi al video musicale, il regista svela alcuni particolari e il suo dietro le quinte: “E’ stato bello girare con Leonardo Pieraccioni e Massimo Ceccherini, che si sono prestati a questa cosa un po’ folle. C’è Ceccherini che interpreta questo papà di famiglia per bene e fa irruzione in questa situazione bizzarra, in cui poi subentra anche questo prete, interpretato da Pieraccioni.”
“Li abbiamo scelti perché sono un po’ come il Gatto e la Volpe per me e sinceramente a volte mi sento come Lucignolo, altre no. Il fatto comunque che il conduttore di quest’anno fosse proprio Carlo Conti mi è sembrata una bella coincidenza rispetto a Leonardo Pieraccioni, la scelta è stata naturale”, aggiunge il cantautore.
“Io e Tommaso inventiamo le cose pensandole insieme, come le canzoni. Per quanto riguarda la regia ho la massimo stima per lui. Siamo nati entrambi in provincia e abbiamo trovato la musica grazie alla noia: da piccoli è importante annoiarsi ed è lì che abbiamo trovato le canzoni che ci hanno fatto risvegliare e ci hanno trascinato ovunque. Gli strumenti sono i mezzi di trasporto e ci hanno spesso portato altrove e tolto dai guai, il pianoforte per esempio mi ha salvato diverse volte. Quando le cose andavano male mi sono sempre rifugiato in un pianoforte o in una chitarra”, prosegue Lucio.
“Sul palco si può evadere dalla realtà, ma fuori dal palco bisogna avere i piedi per terra a parer mio. La mia proposta di partecipazione per Sanremo è stato un tentativo e sono contento di aver compiuto questo passo. Il cantautorato è importante, personalmente penso che il premio Tenco dovrebbe avere lo stesso peso, a livello di visibilità, del Festival di Sanremo”, continua a raccontare, prima di concentrarsi sul suo primo approccio al palco dell’Ariston ieri sera.
“Non sapevo cosa aspettarmi. Prima dell’esibizione stranamente ero tranquillo, solitamente prima di salire sul palco sono terrorizzato e questo terrore diventa poi energia una volta afferrato il microfono. Dopo la mia esibizione non ci ho capito niente, sono tornato da Tommaso per un confronto su come fosse andata, ero in una bolla”, spiega ancora Corsi.
“Io sento la necessità di esprimermi e ho trovato la mia via nella musica, per cui la costanza è fondamentale: non bisogna arrendersi troppo presto e soprattutto insistere, anche se all’inizio i risultati possono non esserci. Penso di aver deciso di voler fare il cantante quando mio padre mi fece vedere i Blues Brothers quando ero all’asilo, quando mi scrivevo ‘Lucio Corsi’ sulle dita”, svela
E’ poi salito sul palco il Presidente dell’associazione Assomusica per affidare l’omonimo premio al cantautore per “la sua originalità, la presenza sul palco, il contenuto. Nella sua semplicità rimane un personaggio”, commenta consegnando il riconoscimento.