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Pomeriggio in sala stampa per Shablo, che viene da una prima parte di festival molto positiva, dove il suo Il brano, “La Mia parola”, oltre a riscuotere numerosi apprezzamenti, ha totalizzato anche più di 1 milione di stream su Spotify, in quello che è stato spesso definito u tentativo di riportare le origini dell’Hip Hop e della Black Music al centro del villaggio. Ed una buona parte della conferenza stampa e delle parole dell’artista e produttore musicale ruota proprio attorno a questo concetto.

“Sono molto felice – esordisce il cantante – Non era la nostra aspettativa. Questo, ci rendiamo conto, non è propriamente un brano sanremese tipico. Con Guè e Tormento volevamo venire qui a divertirci, aiutare Joshua a crescere dal punto di vista artistico e riportare un pochino della ‘Wave’ che ci ha cresciuto.

Ci sarà Neffa domani.

“Nella conferenza di oggi in sala Neffa è forse a mia principale ispirazione. Non è mai successo di vedere Neffa, Tormento Guè tutti assieme.

Ci sarà un evoluzione del percorso con Gué?

Sì ci sarà un seguito. E’ nato prima quello e poi la partecipazione. non faccio un disco da 15 anni mio. Sto tornando con un disco e proprio in una sessione qualche mese fa è nato questo brano. Abbiamo deciso di presentarlo Questo progetto ha le caratteristiche di quello che sarà il disco, un ritorno alle origini della musica dell’Urban. Ci sarà anche un tour estivo in molto jazz festival.

Eri più curioso di come sarebbe stata recepita la canzone dal festival o dalla nicchia hip hop?

“Su questo aspetto la nicchia mi interessa relativamente. non mi piace dividere in questo senso – risponde – Il goal del Festival è arrivare ad un pubblico più grande possibile. Gué ha detto che a nessuno arriverà questo pezzo e arriveremo ultimi. La musica , penso, può comunicare anche se non hai in ano questi codici, ma il ritornelli di Joshua lo rende Catchy. non avevamo aspettative se non di portare qualcosa che ci rappresentasse.
Nel 2016 abbiamo spinto, giustamente, sulla trap e su un certo tipo si musica perché volevamo staccare rispetto alla musica leggera italiana. Ora è tempo di riequilibrare.

Ci parli dell’esperienza alla Notte della taranta?

“E’ stata una serata di grande ispirazione. Anche se sembra distante da me s tratta di prendere una tradizione precedente ed Innovarla. Dardust mi disse che la tradizione va rispettosamente tradita. Va studiato qualcosa che c’è stato prima e poi innovato. Su quel palco sono tornato in prima linea. E il farlo mi ha dato la spinta anche per tornare qua.

Prossimi passi con Oyster Music?

L’idea di ‘Oyster’ è di mettere un contesto sicuro a disposizione dell’artista senza mettergli troppa ansia. Noi vorremmo accogliere progetti anche per una nicchia, quindi senza pressione, per poi fargli fare un salto e fare poi un discorso più ampio. Nelle etichette manca un po’ il discorso del talent scouting. Giusto che le etichette puntino su progetti già collaudati, ma servono anche incubatori dove una persona possa mettersi a suo agio per tirare fuori il meglio.”