Uno dei momenti più attesi del 70° Festival di Sanremo è arrivato. La giornalista palestinese Rula Jebreal commuove il pubblico del Teatro Ariston con un monologo sul femminicidio e la violenza di genere.
Rula Jebreal racconta il dramma della madre, morta suicida, che “fu stuprata due volte a 13 anni da un uomo e poi da un sistema che non le ha consentito di denunciare. L’uomo che l’ha violentata, per anni aveva le chiavi di casa”.
Al tema del femminicidio la giornalista affianca i testi delle canzoni scritte da uomini, Battiato, Vasco Rossi e De Gregori, che dimostrano che “è possibile trovare le parole giuste per raccontare l’affetto, il rispetto e la cura”.
La giornalista ricorda poi lo stupro di Franca Rame e non trattiene le lacrime nella parte finale del suo monologo. “Io sono diventata la donna che sono grazie a mia madre e a mia figlia, che è seduta in mezzo a voi”, ha dichiarato. “Non dobbiamo più avere paura, noi donne vogliamo essere libere nello spazio e nel tempo, essere silenzio e rumore e musica”.
Infine conclude: “Domani parliamo di come sono vestita stasera. Fatemi le domande che volete. Ma che non si chieda mai più ad una donna come era vestita dopo aver subito uno stupro“.
Un applauso commosso e una standing ovation accompagnano la fine del monologo di Rula Jebreal.