‘Rifondazione Comunista’ è intervenuta con una nota stampa sull’ultima assemblea dei sindaci che ha approvato l’entrata del privato in Rivieracqua:
“Al referendum del 12 e 13 giugno 2011, 26 milioni di cittadini italiani sancirono che sull’acqua è un bene comune su cui non si sarebbe potuto più fare profitto.
Mercoledì scorso – il 27 novembre 2019 – tutti i 34 sindaci presenti all’assemblea (ma i sindaci della Provincia di Imperia sono 66) hanno democraticamente deciso che quei 26 milioni di cittadini non contano nulla, non sono mai esistiti.
I privati entreranno, allo scopo di fare profitto, nella gestione dell’acqua “pubblica” ottenendo per sé stessi dal 30% al 49% della nostra acqua.
Inutile che qualcuno si sbracci fingendo di spiegare che l’acqua resta “in maggioranza” in mano pubblica: ogni volta che si è avviato un processo in cui lo Stato e le Istituzioni cedono qualcosa al privato, il risultato finale è sempre stato la totale svendita ai profitti privati dei beni pubblici.
Il fatto è, in una democrazia parlamentare, di una gravità inaudita, assai più grave che se avvenisse in una dittatura, dove, per definizione le scelte dei cittadini non contano. Similitudini assai pericolose: che vogliano abituarci alla mancanza di libertà e di democrazia ad iniziare dall’acqua?”