Si è svolta questa mattina la cerimonia per l’80° anniversario della Festa della Liberazione. Dopo il ritrovo al Monumento degli Alpini di via Mazzini, autorità, associazioni e cittadini si sono spostati in una gremita piazza Matteotti. Dopo l’alzabandiera e la deposizione della corona d’alloro, il sindaco Giorgio Giuffra ha preso la parola, ricordando che il 25 aprile “non è solo ricorrenza storica, ma momento di formazione civile, di speranza e di riflessione sui valori che uniscono, tengono viva e vitale la nostra Nazione”.

Il primo cittadino ha reso omaggio alla memoria di Papa Francesco, ricordando il gesto solitario del Santo Padre durante la pandemia: “…una forma di resistenza morale impressa nella storia”, e ha dedicato la giornata a Paola Del Din, medaglia d’oro al Valor Militare e prima donna italiana a lanciarsi in missione di guerra: “Dedico questo giorno a lei, madre di quattro figli e nonna di altrettanti nipoti, ma anche, idealmente, di tutti gli italiani che antepongono l’amore per la propria Patria a ogni contrapposizione ideologica”.

Il sindaco ha voluto ringraziare il Gruppo Alpini Riva–Santo Stefano “…per l’impegno quotidiano e per la cura delle solennità civili”. Quindi ha condiviso con il pubblico un aneddoto personale, grazie all’incontro con il suo primo maestro d’inglese, Giovanni Gatti, che aveva vissuto in prima persona la Resistenza. “…Fin da piccolo, sono stato educato ad avvicinarmi a questa data rileggendo qualche lettera dei condannati a morte della Resistenza. Testi intrisi non di rancore, ma di amore struggente verso la famiglia e la Patria”.

“Siamo i beneficiari di un dono immenso: la libertà conquistata con il sacrificio di tanti”, ha concluso Giuffra. “Onoriamolo senza polemiche, senza odio, con senso di responsabilità”.

L’orazione ufficiale è stata affidata al giornalista Andrea Moggio, che ha tracciato il filo ideale fra memoria storica e attualità, invitando la comunità a riflettere, richiamando le parole del presidente nazionale degli Alpini, Sebastiano Favero: “…la Liberazione fu un’azione corale che portò in montagna quanti volevano garantire alla Patria un futuro di civiltà e democrazia”.

Il giornalista ha sottolineato il contributo delle Penne Nere: “…quasi 75 mila alpini morirono in Russia, molti dei superstiti si unirono alle Brigate partigiane: lo testimoniano 62 medaglie d’oro al Valor Militare”, e ha ammonito: “Dimenticare o, peggio, sottacere, o camuffare la verità di quanto accadde in quegli anni di guerra o del ventennio che li precedette, il valore corale della lotta partigiana per la Liberazione, della Resistenza a quella dittatura scellerata, è un insulto costante perpetrato ormai da una minoranza nostalgica, gratificata in parte da un consenso elettorale enorme. Questa è la bellezza della democrazia che discende dalla nostra Costituzione e, quindi, da chi è morto perché venisse elaborata, realizzata e promulgata”.

“Questa festa ci ricorda il bene duraturo della libertà: di parola, di voto, di manifestare e persino di dissentire senza violenza. Dimenticarlo sarebbe un insulto a chi è morto perché la Costituzione vedesse la luce”. Moggio ha concluso invitando i presenti a “difendere ogni giorno i valori scolpiti nella Carta” affinché “nessuno cada nel tranello di chi promette un bene effimero ignorando la storia e il nostro senso di comunità”.

La cerimonia si è chiusa con un lungo applauso corale, all’ombra del tricolore italiano e dinanzi al monumento di piazza Matteotti che ricorda i caduti di Riva Ligure.