Riceviamo e pubblichiamo di seguito la nota stampa del vicesindaco di Imperia, Giuseppe Fossati.
“Comprendo, quando vuoi fare il leguleio e cerchi di sovvertire per via giudiziaria l’esito delle urne, ma poi prendi uno schiaffone giuridico in primo grado, la cosa è imbarazzante. Comprendo, quando, con la testardaggine dei muli, insisti e prendi un altro schiaffone in appello, la cosa è mortificante. Comprendo, perdere anche in Tribunale e in Corte d’Appello, dopo aver perso nelle urne, deve far male ed essere frustrante. Tuttavia, si sa, gli schiaffoni fanno male, ma a volte fanno ragionare.
Per questo motivo, oltre che per elementari regole di buon senso, anche politico, ritenevo che, dopo aver rimediato due schiaffoni giuridici in relazione al ricorso per la pretesa incompatibilità del sindaco Scajola, l’opposizione avrebbe scelto, non dico di scusarsi (non sia mai detto!), ma almeno di stare in un gradito e saggio silenzio.
Incredibilmente, però, così non è stato: uscita la notizia che la Corte d’Appello ha dichiarato ‘nulla’ la notifica del ricorso, l’opposizione ha avuto l’ardire di accusare il sindaco di usare ‘cavilli e scappatoie giudiziarie’ (Modaffari e Bozzano) e di dare ‘una lettura distorta della realtà’ (Sardi). Spiace, il clima post-olimpico che ancora si respira mi porterebbe ad avere clemenza e comprensione per la frustrazione dei vinti. Tuttavia, leggere simili castronerie mi impone di assestare, non dico un terzo schiaffone, morale e politico, ma almeno un buffetto.
Lo dirò facile, facile, senza perdermi in disquisizioni giuridiche. Il sindaco Scajola non ha usato ‘cavilli e scappatoie giudiziarie’ e non dà ‘una lettura distorta della realtà’. Il sindaco Scajola ha vinto le elezioni con percentuali di consenso molto elevate, contro avversari che hanno avuto il consenso più basso della storia imperiese per il perdente. Nonostante ciò, il sindaco Scajola si è trovato a doversi difendere in giudizio da chi, pur avendo perso malamente le elezioni, pretendeva di sovvertire il risultato elettorale e la volontà degli imperiesi, ricorrendo, qui sì, a ‘cavilli e scappatoie giudiziarie’, con ‘una lettura distorta della realtà’ e del diritto.
Il Tribunale di Imperia ha statuito che il ricorso di Bracco, Sardi e Zarbano era infondato. La Corte d’Appello ha poi statuito che la notifica del ricorso era addirittura ‘nulla’. Occorre aggiungere altro? Credo di no. Gli imperiesi hanno certamente capito la realtà oggettiva dei fatti. A leggere Bracco, che dichiara che per lui ‘il sindaco è ancora ineleggibile’ e che ‘hanno la possibilità di rimettere in discussione tutto’, temo che i membri di questa rancorosa e incompetente opposizione non abbiano ancora capito. Spiace, ma è un problema loro. Del resto, la capacità di comprendere è come il coraggio di Don Abbondio: uno, se non ce l’ha, mica se la può dare”.