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Questa mattina, nella sede di Imperia della Camera di Commercio Riviere di Liguria, è stato presentato il “Rapporto economico provinciale 2023”, pubblicazione che l’ente ha curato con la collaborazione scientifica del Centro Studi Tagliacarne al fine di mettere a disposizione del territorio analisi approfondite sulle dinamiche provinciali collocate nel contesto regionale e nazionale.

Dopo l’intervento introduttivo di Enrico Lupi, presidente della Camera di Commercio Riviere di Liguria, Paolo Cortese, responsabile Osservatori locali del Centro Studi Tagliacarne, ha illustrato l’analisi dei principali indicatori demografici ed economici della provincia. Iolanda Conte di Uniontrasporti si è invece concentrata sul tema delle infrastrutture e delle priorità per il sistema economico territoriale, mentre Maurizio Conti, professore del Dipartimento di Economia dell’Università di Genova, ha tratteggiato un focus sulle dinamiche della popolazione, l’imprenditorialità e la crescita economica.

Questi gli elementi salienti che emergono dai dati dell’economia provinciale imperiese.

La popolazione

Al 1° gennaio 2024, la provincia di Imperia ha 209 mila residenti, dei quali 29 mila sono stranieri, con una incidenza del 13,9%, superiore alla media nazionale, alimentata da un tasso migratorio che al 2023 tocca il 9,8%, più del doppio rispetto alla media nazionale. La popolazione è, in linea con il profilo della regione, piuttosto anziana, con un indice di vecchiaia (265,5%) di quasi 66 punti superiore alla media nazionale (199,8%). Conseguentemente, il tasso di natalità è basso e quello di mortalità relativamente alto. Nel 2023, le nascite nella provincia flettono del 7%, a fronte di un più moderato dato nazionale (-3,6%). Il tasso di crescita naturale della popolazione risulta così negativo di 9 punti, ben al di là delle dinamiche comuni a tutto il Paese.

Il mercato del lavoro

Nel corso del 2023, l’offerta di lavoro imperiese cresce di poco più di 1.000 occupati rispetto al 2022, per effetto di un incremento del tasso di occupazione femminile (dal 52,3% del 2022 al 56,4% del 2023). Il tasso di occupazione totale, pari al 62,6%, è di un punto superiore alla media nazionale. In termini settoriali, la crescita occupazionale è alimentata dal terziario, nello specifico dal commercio, alloggio e ristorazione (+1%) e dalle altre attività di servizio (+7,2%), mentre gli altri comparti perdono forza lavoro, in misura relativamente più marcata nelle costruzioni (-21,2%) e nell’industria in senso stretto, oltre che nell’agricoltura. Il tasso di disoccupazione diminuisce, attestandosi in provincia all’8,7% nel 2023, mantenendosi tuttavia ad un livello superiore di quello nazionale (7,8%) e regionale (6,3%). Le previsioni sulla domanda di lavoro formulate dalle imprese dell’industria e dei servizi e riprese dal sistema informativo Excelsior evidenzia un incremento sensibile (dal 62% al 65%) delle imprese che assumono, con la quota di giovani che aumenta dal 29% del 2022 al 35% nel 2023. Gli ingressi previsti, quindi, crescono rispetto al 2022 di circa 1.600 unità e sono trascinati soprattutto dai servizi turistici e della ristorazione (+42,1%), dal commercio (+16,7%) e dai servizi alle persone ed alle imprese.

Il sistema produttivo

A fine 2023, in provincia di Imperia risultano 24.971 imprese, di cui 21.440 attive. In linea con il resto della regione e del Paese, la provincia perde unità produttive (rispetto al 2022: registrate -0,8%; attive -0,2%). In valore assoluto, si tratta di una diminuzione di 218 unità, per effetto esclusivamente di una riduzione rilevante nelle iscrizioni (-9,6%), mentre le cessazioni diminuiscono del 32,7%, manifestando una certa resilienza del tessuto produttivo locale. In particolare, diminuiscono dell’11,2% le procedure concorsuali e del 3,5% le imprese in scioglimento o liquidazione. Anche le inattive e sospese flettono a ritmi piuttosto consistenti. Le società di capitali, aumentano del 5%, più rapidamente che nel resto d’Italia, mentre diminuiscono, seppur in misura comparativamente più lenta, società di persone e imprese individuali.

In termini di composizione settoriale, il tessuto produttivo provinciale è rappresentato per più di un quinto da imprese edili, peraltro in crescita numerica del 2% rispetto al 2022, seguite da quelle commerciali (che perdono il 2,2% su base annua) e da altri servizi. Il manifatturiero è piuttosto ridotto e riguarda il 5,2% delle imprese attive, in riduzione dello 0,6% sul 2022. Le imprese agricole sono poco meno del 17% del totale, con una contrazione del 2,1% simile a quella nazionale.

I redditi e i risparmi delle famiglie

Nel periodo 2019-2022, in provincia, il reddito disponibile al lordo delle imposte cresce complessivamente del 7,6%, e del 6,6% nel solo anno 2022. Nel 2022, rispetto al 2019, il reddito disponibile delle famiglie della provincia di Imperia cresce, soprattutto in virtù dei redditi da lavoro dipendente che aumentano del 15,4%, a fronte di un più modesto 9-10% per la Liguria e l’Italia nel suo insieme. Crescono a due cifre anche le prestazioni sociali (+10,7%) mentre diminuiscono dell’1,3% i redditi da capitale, che invece mantengono un profilo di crescita nel resto della regione e del Paese. Imperia rimane comunque al di sotto della media nazionale dei redditi familiari pro capite, ammontando al 93,5% della stessa e collocandosi al 59-esimo posto nel ranking delle province, con un valore medio di 19.743,30 euro.

La produzione agricola

La produzione olearia raccolta della provincia, pari ad oltre il 60% regionale, cresce dell’l,9%, dato inferiore all’incremento nazionale (+11%). La produzione di uva da vino è dimensionalmente piuttosto contenuta, con 24 mila quintali prodotti nel 2023, e non di rado diretta verso vini generici, privi di certificazione di territorialità. Le uve da vino IGP o Dop sono infatti il 65,2% del totale produttivo, ma a livello nazionale tale percentuale sale al 74,6%. Al 2020, le aziende agricole imperiesi sono diminuite in dieci anni più intensamente di quelle italiane (-37,2% a fronte del -30,1% italiano) nonostante una SAU (Superficie agricola utilizzata) che, in controtendenza rispetto agli andamenti generali del Paese e della regione, aumenta del 4,8%. Consistente calo del numero di aziende ed aumento della SAU si combinano fra loro per dare luogo ad un paesaggio rurale nel quale le imprese con dimensione economica medio grande (oltre i 50.000 euro) sono il 22,7% del totale, a fronte del 16,4% italiano. Vi è stato un processo di selezione competitiva che ha stimolato un maggiore dimensionamento delle unità produttive ed una crescita della produttività. 

Il turismo

Imperia, nel 2023, ha accolto oltre 935 mila arrivi, con presenze superiori ai 3,3 milioni; registrando un incremento rispetto al 2022 per entrambi i flussi. La variazione 2022-23 delle presenze per Imperia, registrando un +4,4%, supera quella ligure che si attesta al +4%, mentre quella degli arrivi si attesta ad un incremento del +5,2%, inferiore rispetto al dato regionale (+6,7%) e al dato nazionale (+12,8%).

Nel 2023, gli arrivi ad Imperia di turisti dall’Italia sono stati, seppur in maniera non significativa, superiori rispetto alle provenienze estere: il 50,7%, contro il 49,3%; andamento che si ripete tale anche per quanto concerne le presenze (55,6% contro il 44,4%), in linea con l’andamento regionale.

L’economia del mare

L’economia del mare per la provincia di Imperia raggiunge i 400 milioni di euro nel 2022, incidendo per l’8% dell’economia totale provinciale. I servizi di alloggio e ristorazione costituiscono il settore principale, con oltre 227 milioni di euro di valore aggiunto prodotto, pari al 56,9% del totale mare provinciale, seguiti dal settore della movimentazione di merci e passeggeri che incide per il 14,5% del totale filiere blu. La filiera ittica incide per oltre il 9% sul totale dell’economia del mare della provincia. L’anno 2022 vede Imperia posizionarsi 14esima in termini di incidenza del valore aggiunto prodotto, nona per peso degli occupati e decima per quanto concerne la percentuale di imprese sul totale (nel 2023).

Il commercio estero

In una ottica di medio periodo, fra il 2020 e il 2023, l’export imperiese cresce per oltre il 46%, circa 3 punti in più di quello regionale e circa 6 punti oltre l’incremento nazionale, nonostante la battuta di arresto registrata nel 2023, quando le vendite all’estero diminuiscono del 6,4%, a fronte di un dato nazionale più stabile (-0,3%). A determinare il risultato negativo in quest’ultimo anno concorrono soprattutto le esportazioni agricole, che costituiscono la più importante voce dell’export provinciale (-4,4%), così come i mezzi di trasporto (-13,4%) e l’industria elettronica (-6,5%). Di converso, l’industria alimentare, che è il secondo settore per incidenza sull’export provinciale, vede aumentare la sua performance all’estero del 9%, seguita dai macchinari (+8,5%) e dalla gomma, plastica e minerali non metalliferi (+7,3%).

Il credito

Il ricorso al credito, nel corso dell’anno 2023, pur con due picchi stagionali in primavera ed autunno, tende a ridursi, ad un ritmo del 3,8% rispetto al 2022, analogo alla dinamica nazionale e meno severo di quella regionale (-5,1%). A diminuire sono tutte le categorie di clientela, ma soprattutto quella imprenditoriale e, in particolar modo, le imprese con meno di 20 addetti (-6,9%). Le famiglie consumatrici, che assorbono il 58,9% del credito erogato, riducono la loro esposizione del 2,1%, dato rilevante se confrontato con la sostanziale stazionarietà di tale tipologia di clientela su scala nazionale (-0,4%). Tra le imprese, i prestiti calano per tutte le categorie produttive, ma subiscono una discesa più marcata per quelle manifatturiere (-11,2%), seguite dalle costruzioni (-5,5%) e dai servizi (-3,8%, in questo caso allineandosi alla media nazionale; i servizi, peraltro, rappresentano più del 62% dei prestiti alle imprese provinciali).

Il mercato immobiliare

Il mercato immobiliare imperiese presenta valori contenuti anche rispetto al dato regionale e, dopo l’exploit del 2021, in rallentamento, come d’altra parte si verifica a livello nazionale. I numeri delle compravendite immobiliari si concentrano nella fascia costiera, ed in una misura non indifferente fuori dalla città capoluogo, che totalizza solo il 12,5% delle compravendite provinciali (mentre i capoluoghi a livello nazionale concentrano il 31,2% dei movimenti di mercato). In tale contesto, tutte le macro-aree provinciali registrano un trend negativo, ad eccezione delle macro-aree Colline Valle Impero (+20,8%) e Comuni Montani (+2,4%). La macro-area Riviera dei Fiori che assorbe quasi il 50% delle compravendite provinciali mostra anch’essa un saldo negativo (-3,7%).

Nel video servizio a inizio articolo le interviste a Enrico Lupi e Paolo Cortese.