Mehdi Gueribi è un vincente. Al di là dei suoi successi sul ring, il pugile imperiese ha sconfitto le più difficili sfide nella vita: tornando a combattere (e vincere) a tre anni dall’incidente che rischiò di paralizzarlo ed allontanarlo definitivamente dagli incontri.
Ogni match diventa così una festa e, se termina con le braccia al cielo, la gioia raddoppia.
Come accaduto nei primi giorni del mese quando Mehdi Gueribi ha vinto due incontri. Lo scorso 5 novembre, a Milano, ha battuto Simone Fagone: “È stato un match tosto, difficile da gestire contro un avversario che mi ha pressato per tre round. Ha prevalso la tecnica ed il fattore psicologico”. Il venerdì successivo, a margine dei campionati regionali a Genova, ha battuto Harold Trivino: “In questo caso, il fattore determinante è stata la preparazione atletica. Ho grande rispetto e stima del mio avversario che ha una storia simile alla mia”.
Ma… ad un certo punto del racconto, in tutte le storie belle, compare sempre un grande ‘ma’. Non che Gueribi ne sentisse l’esigenza dato il suo recente passato travagliato. Il pugile della Fighting Boxe Imperia è stato sostanzialmente ‘tagliato’ dai campionati regionali e nazionali ed al momento, può disputare soltanto match amichevoli. Il motivo è da registrarsi in una burocrazia vecchia e anacronistica. Per la Federazione e per lo Stato, Mehdi non è italiano. Nonostante sia arrivato ad Imperia, dalla Tunisia, ventidue anni fa dopo aver spento la prima candelina; nonostante abbia poi frequentato le scuole nel capoluogo (prima è andato alle elementari a Castelvecchio poi le medie alla ‘Sauro’, prima di andare all’Ipsia) per riprendere quest’anno con le serali al ‘Ruffini’ e concludere il percorso scolastico. E, nel frattempo, stia lavorando come muratore. Insomma, Gueribi si sente integrato a tutti gli effetti.
“Per la cittadinanza italiana rimango in attesa del mio turno” dice il ragazzo. “Ho quasi completato l’iter di quattro anni, come previsto dalla legge Salvini. Sono rimasto invece dispiaciuto dalle regole imposte dalla Federazione e dalla loro interpretazione”. Regole che, come detto, lo tagliano fuori dal circuito nel quale invece potrebbe essere grande protagonista: “Per partecipare dovrei avere la cittadinanza oppure essere iscritto da almeno tre anni alla Federazione, con la qualifica di ‘atleta’. Lo sono da più tempo ma con nomine diverse, anche perché tre anni fa ero in ospedale a riprendermi dall’infortunio, dopo essermi rotto il collo. Quale dottore allora mi avrebbe mai dato l’idoneità durante la riabilitazione?” Domanda legittima. Intanto lo sportivo imperiese è costretto ad assistere alle finali liguri da bordo-ring.
“Sono davvero dispiaciuto e mi sento anche a disagio” afferma. “Mi sono impegnato moltissimo per riprendermi, così come nel quotidiano lavoro e studio. Non chiedo aiuti ma semplicemente un po’ di buonsenso”. Un nuovo faticoso capitolo, si aggiunge alla faticosa storia del Vinny Pazienza imperiese: un ragazzo di buon carattere che si trasforma sul ring, grazie anche agli allenamenti del coach Timothy Callegari.
Quando le regole limitano la disciplina c’è qualcosa che non funziona: una burocrazia passata non dovrebbe prevalere sull’abilità. E in questo caso i pugni hanno poca efficacia; purtroppo Gueribi sta imparando un’altra lezione.