Presentato questa mattina in Comune a Ventimiglia il progetto “C’è Milena?”. Presenti all’incontro il sindaco Flavio di Muro e l’assessore Milena Raco, accompagnati da una serie di figure professionali di settore e dai rappresentanti delle forze dell’ordine e degli istituti scolastici della città.
La presentazione segue la delibera di giunta di due settimane fa, che dava il via al progetto sull’onda di “Ask for Angela“, iniziativa già presente a livello nazionale ed europeo. “Milena” è intesa come parola d’ordine di un protocollo di sicurezza (ancora in fase di lavorazione) stabilito in sinergia con forze dell’ordine, con il distretto socio sanitario e il Centro Antiviolenza ISV, che mira a coinvolgere le imprese commerciali della città in maniera gratuita, tramite percorsi di formazione che permettano agli stessi di accogliere eventuali vittime di violenza (sia fisica che psicologica) nelle attività come forma di primo soccorso e creare una rete cittadina che si affianchi a quella amministrativa nella gestione del problema.
“Siamo fortunati perché nello statuto della città abbiamo già evidenziato l’impegno di qualsiasi amministrazione di promuovere iniziative che promuovano pari opportunità”, esordisce il sindaco Flavio Di Muro. “Non ci limitiamo ad applicare la legge ma vi è un volontà politica precisa. Intendiamo ampliare la rete di spazi e servizi che possano intercettare disagio e marginalizzazione e che possano garantire protezione e assistenza alle vittime di abusi e soggetti più fragili. Ringrazio inoltre le forze dell’ordine, con le quali mi interfaccio già in altri ambiti molto importanti”.
“Una tematica che sentivo di dover portare avanti sul territorio”, dice l’assessore Milena Raco. “Venendo da una grande città, dove queste problematiche sono all’ordine del giorno, in un contesto più piccolo e forse più omertoso in tali casi, con violenze più silenti, bisogna lavorare a stretto contatto con le forze dell’ordine, ma non solo. Per passare dentro queste tematiche bisogna passare prima di tutto dai ragazzi, ossia la parte più viva della popolazione. Capire come fare a partire con un percorso che ci veda uniti e crei una sinergia per creare questo messaggio positivo. Girando per la citta e il comune ho capito che è un argomento poco affrontato e dove c’è spesso a che paura di esporsi in prima persona. Non ho intenzione di aspettare il 25 novembre prossimo per parlare di queste tematiche ma di parlarne per tutto l’anno. Abbiamo stilato il primo libro digitale e i ragazzi vi hanno trasmesso il loro bisogno di parlare, ma anche il bisogno di esporsi. Noi abbiamo garantito l’anonimato. In quanto assessore non posso e non devo dare direttive ai ragazzi ed è per questo che sono affiancato da professionisti del settore oggi. Le proposte sono tante e so bene che ci sarà un grande lavoro dietro ma ho una squadra fortissima che mi supporta”.
“Quello che dobbiamo ricordare è l’importanza della prevenzione – interviene la dottoressa Alessandra Risso, dirigente area amministrativa direttore sociale del Comune. – Ventimiglia lavorerà non solo come città ma in una logica di ambito più ampia, per evidenziare come, a tutti livelli abbiamo, ognuno per complessità e responsabilità proprie, operare per il contrasto alla violenza. In Francia tantissimi anni fa furono sviluppati percorsi di mediazione di comunità formando addirittura i giornalai ed i baristi, che diventavano punti di osservazione ed accoglienza per queste situazioni. Puntiamo quindi molto sulla rete cittadina oltre che amministrativa. Quado riceviamo segnalazioni può sembrare terribile ma è un bel segnale, perché significa che il cittadino so rende conto di una situazione è se ne fa in un certo senso carico”.
“Il centro sta lavorando molto – commenta la dottoressa Roberta Rota, psicologa del Centro Antiviolenza ISV. – La realtà dei fatti ci dice il valore di quello che si sta facendo. Nel periodo del 25 novembre avevamo una presa in carico di 140 donne. Ad oggi il centro ne ha prese in carico 210. Un numero molto forte. Siamo stati impegnati a lavorare giorno e notte. Collaboro molto con le forze dell’ordine. Spesso la procura stessa ci dice di partecipare come psicologhe. C’è un forte problema culturale che ci vede impegnati a partire dalle scuole e dalle scuole bisogna partire. Conflitto, aggressività e violenza sono cose diverse che fanno parte di una cultura comunicativa errata. La radice del termine conflitto deriva da ‘copulare’, che descrive una situazione di discussione e litigio però fatta sullo stesso livello comune e senza prevaricazione e possesso. La violenza è pervasiva e intermittente e funziona per escalation. La parola femminicidio ha un suo perché. Ben vengano quindi questi progetti. Facciamo tutti parte di un protocollo prefettizio regionale datato al 2016 e ad esso siamo chiamati per una gestione rapida dei flussi. Quando arriva una signora attiviamo un protocollo chiamato Sara, in cui si traccia il grado di pericolosità in cui questa donna si trova. Avere delle case rifugio in questo senso è importante. A Imperia ne abbiamo una sola e di primo livello. Il problema grosso è dove collocare le signore nel momento di emergenza”.
Nel video servizio a inizio articolo l’intervista completa a Milena Raco.