Pare impossibile ma è vero: Portosole, uno dei porti turistici piĂą belli del Mediterraneo, sempre affollatissimo di yacht fantastici battenti bandiere di tutto mondo, costruito a Sanremo nel 1976, rischia di affondare tra lungaggini, accuse, denunce, polveroni, ricorsi, scontri politici, corsie privilegiate, carte bollate e sospetti. Proprio in questi giorni il Consiglio di Stato doveva finalmente dire l’ultima parola, discutere ed emettere sentenza sul futuro di Portosole, se il project financing presentato a Palazzo Bellevue dalla societĂ Porto di Sanremo srl, capitanata dall’industriale Walter Lagorio aveva o no tutte le carte in regola per iniziare i lavori. Anche da Roma, invece del disco verde o rosso è arrivato l’ennesimo giallo: nessuna sentenza, tutto rinviato a dicembre. PerchĂ©? Postille, spiegazioni, termini tecnici, per una gran fetta del popolo, per la maggior parte dei cittadini che non masticano codici, testi legali e non frequentano, fortunati loro, aule di tribunale e di giustizia. Solo “fiumi di parole”, come dice la canzone, non troppo fortunata, anche se vinse un Festival di Sanremo con i Jalisse nel 1997. Dio volendo il Consiglio di Stato ne discuterĂ il 14 dicembre, tra 4 mesi.
La notizia sul restyling del porto turistico era attesa con ansia da mesi da molti protagonisti ed interessati al turismo, all’economia, al mondo del lavoro e, perchĂ© no, alla legalitĂ , trattandosi di un’operazione del valore o del costo (fate voi) di almeno 600 milioni di euro. Giustamente preoccupati, in primis, il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri, se non fosse altro per nuovi ritardi all’operazione, i fratelli David e Simon Reuben (Reuben Brothers) miliardari inglesi di origini indiane con affari e grossi interessi in America, Europa e mezzo mondo, da quest’anno anche proprietari di Portosole, avendo rilevato da Lagorio&C. le azioni Porto di Sanremo s.r.l. per 13 milioni di euro e, per ultimi, la famiglia Piras&C. presieduta dall’industriale nautico Mario Piras, deceduto ad agosto all’etĂ di 91 anni, ideatore e tra i fondatori nel 1967 di Portosole. Sulle barricate anche chi a Palazzo Bellevue siede all’opposizione, con in testa il rappresentante leader di Forza Italia in provincia; Simone Baggioli, che anche se non lo ammette e sostiene il contrario di notte sogna di essere eletto sindaco della cittĂ dei fiori e del festival in primavera-estate 2024. Come lui, che sotto il profilo economico non avrebbe problemi, a dire il vero, anche tanti altri pubblici amministratori con mezzo portafogli di destra, sinistra, centro: dotati, carenti, superbi, illusi, in dialetto anche alcuni “sciacca brate” puntano alla “poltronissima” comunale. Su questo fronte stiamo preparando aggiornamenti, segreti di pulcinella ed un editoriale per i prossimi giorni.
Nel bene o nel male si è arrivati al Consiglio di Stato per volontĂ di Mario Piras che, facendo parte delle tre societĂ interessate al restyling di Portosole, ad un certo punto, lui che negli anni ’60-’70 aveva convinto i sindaci Pancotti e Parise a condividere la sua avveniristica idea e realizzare Portosole con l’imprenditore lombardo Duina, lui che per meriti imprenditoriali era stato insignito del prestigioso Premio San Romolo 1990 e, nel 1977 proclamato Console del Mare, sentendosi ingiustamente trascurato, ignorato, messo da parte dalla maggioranza che amministra Sanremo, a torto o a ragione, si è rivolto al Tar chiedendo giustizia. Anche lui aspettava la sentenza del Consiglio di Stato. Voleva sapere perchĂ© sì, perchĂ© no. Ci ha lasciato prima. Conoscendolo, uomo forte, con visioni audaci, ma possibili, positive, attuabili, sono certo che da dove si trova oggi, tra le nuvole o su un veliero, sta facendo il tifo non per una sentenza a suo favore, ma per una sentenza giusta, senza ombre, che serva alla cittĂ , al futuro di Sanremo e al benessere dei matuziani. Se in terra qualcuno si trovasse invece sulle spine, per un errore in buona fede o per altro, penso che negli occhi di Mario si accenderebbe una luce, un sorriso, ed il pensiero: “Solo spavento. Ben gli sta”.