video
play-rounded-outline
08:30

Torniamo a parlare di entroterra, o meglio di futuro dell’entroterra. E lo facciamo nel suo aspetto più puro perché siamo a Pigna per parlare della volontà di chiudere la scuola del paese, scelta che mina il futuro non solo del borgo, ma dell’intera alta val Nervia.

Nelle scuole di Pigna, facenti parte dell’Istituto Comprensivo della Val Nervia confluiscono infatti i bambini di Apricale, Castelvittorio, Rocchetta Nervina e Isolabona. Scuola infantile, primaria e secondaria che ospitano nel complesso 64 bambini e ragazzi. Ora si paventa la chiusura della scuola secondaria e il sindaco Roberto Trutalli cerca con ogni mezzo di intervenire per evitare che ciò accada.

“C’è una sorta di amarezza di fondo perché la base delle aree interne è proprio quella di mantenere i servizi nell’entroterra, e la scuola è proprio uno di questi”, dichiara il primo cittadino. “Sembra una dicotomia, da una parte parliamo e scriviamo di entroterra e della sua preziosità e dall’altra mi chiudi. Questo non va bene”.

64 bambini con relative famiglie che per nove mesi all’anno sono nel borgo sono l’essenza della vita stessa. L’edificio è oltretutto stato potenziato sotto ogni aspetto, da quello della sicurezza antisismica a quello relativo alla connessione internet, sviluppata per far fronte all’insegnamento durante il Covid.

“L’ulteriore valore di avere questi bambini in un luogo intriso di storia è una gran fonte di stimoli per loro: sono letteralmente immersi nelle alpi del mare, possono imparare sul territorio e arricchirsi, vivere esperienze uniche. Portarli lontano è anche un problema per quanto riguarda mezzi e autisti difficilmente trovabili, la stessa patente da conseguire è uno sforzo economico notevole. Non possiamo ridurci ad usare dei muli per portare i bimbi a scuola”, sdrammatizza il sindaco.

Non si fa altro che parlare di spopolamento di un territorio bellissimo: ma se non si aiutano le attività, non si adeguano le strade e si chiudono i servizi, quale futuro possono avere questi paesi? L’entroterra si svuota non solo perché abitato in prevalenza da anziani, ma perché si decide di ucciderlo negando le condizioni base per una vita agevole.

Conclude sintetizzando perfettamente Trutalli: “Salvare questa scuola vuol dire imprimere un cambiamento culturale in chi ha potere decisionale su queste questioni”.