Pur non essendo antico come gli edifici duecenteschi dei centri storici che compongono la cittadina, il palazzo civico di San Lorenzo al Mare ha comunque occupato un posto molto importante nell’evoluzione storica del paese.
Costruito negli anni ’50 come scuola elementare, fu il primo vero edificio scolastico del borgo, in sostituzione delle pluriclassi che un
tempo erano ospitate in via Colombo.
Negli anni ’30, San Lorenzo al Mare conobbe una significativa ondata migratoria, composta principalmente da lavoratori provenienti dal Veneto. Questi operai erano stati ingaggiati per la costruzione degli istituti elioterapici di Costarainera, realizzati per contrastare la diffusione della tubercolosi, malattia che in quel periodo destava grande preoccupazione. Tuttavia, la popolazione locale, già segnata dalla paura del contagio e dagli espropri necessari per il nuovo centro di cura, non accolse con entusiasmo l’iniziativa.
A partire dagli anni ’50, il paese vide un ulteriore incremento della popolazione grazie a una massiccia immigrazione dal sud Italia, in particolare dalla Calabria, e la nuova scuola divenne un punto di accoglienza per tutti.
Il palazzo civico fu probabilmente anche il primo vero incontro tra le due anime del paese, in quanto San Lorenzo era sì sorto come unico Comune, ma unificando due borgate distinte alla fine del ‘700. Una divisione percepita ancora nella prima metà del XX secolo ma che si dissolse quando queste trovarono proprio dentro quest’edificio una prima concreta forma di unificazione.
Il palazzo, nel tempo, vide sfruttare anche la parte inferiore, ospitando il primo cinematografo dove vennero proiettate pellicole storiche come Ben Hur o i Dieci Comandamenti, fino agli anni ’70 dove il cinema Astor (così era chiamato), in progressivo decadimento, venne riconvertito in un dancing, dando il via ad un’epopea nella quale si alternarono sul palco nomi come i Nomadi, i Dik Dik, Equipe 84 e Lucio Dalla.
L’alluvione del 1998 segnò infine l’ultima trasformazione di quello che da allora è il palazzo civico. La ristrutturazione venne fatta cercando di tenere il senso di unificazione del palazzo, rendendo l’interno simile ad un carruggio, alla fine del quale vi è una piazza: quella che è la Sala Samuel Beckett, nota anche come Teatro dell’Albero, sede di importanti manifestazioni teatrali su cui veglia un albero di ficus con oltre oltre un secolo di vita. Infine, La strada, infine, è stata arricchita con intarsi di marmo che riproducono opere o dettagli di opere delle avanguardie novecentesche, ciascuna scelta per i significati “nascosti” che racchiudono, rappresentando la storia e i sentimenti del paese.