A seguito del nostro editoriale “Alla Faccia della Salute” è intervenuta con una nota stampa Mara Lorenzi, medico e cittadina di Bordighera.
“L’editoriale intitolato “Alla faccia della Salute” fa balenare la possibilità che per arrivare al contratto per la privatizzazione del Saint Charles promesso dal 2017 si possano ignorare le riserve espresse dal direttore generale dell’ASL1.
È noto che le interlocuzioni tra il direttore generale dell’ASL1 Silvio Falco e il gruppo privato ICLAS non sono riuscite ad oggi a produrre un contratto condiviso dalle parti che allo scadere del mese di aprile renda operativa la privatizzazione del Saint Charles. E negli ultimi giorni, il direttore Falco si è spinto a chiedere ufficialmente che le procedure sulla privatizzazione siano revocate perché nella bozza di contratto proposta da ICLAS ci sarebbero troppe inadempienze. Di fronte a questi sviluppi i sindaci del distretto di Ventimiglia si sono ancora una vota appellati al presidente Toti che ha ribadito la promessa che i privati arriveranno secondo i piani iniziali, che includono anche la riapertura di un Pronto Soccorso.
Auspico che soddisfare le richieste dei sindaci non voglia dire ignorare o aggirare le istanze sollevate dall’ASL1. Perché ricordiamo che è l’ASL1 la concessionaria, da parte del Comune di Bordighera, dell’utilizzo dell’Ospedale Saint Charles; e che anche nell’intesa siglata con il Comune di Bordighera il 19 aprile 2018 per permettere una eventuale subconcessione a privati, l’ASL1 rimane unica referente nei confronti del Comune. È evidente che non si può chiedere all’ASL1 di essere referente di una subconcessione se questa non incorpora elementi che l’ASL1 ritiene cruciali.
È imperativo che tutte le parti, e l’ASL1 per prima, rimangano interlocutori attivi per arrivare ad una decisione finale sulla fattibilità o meno della privatizzazione del Saint Charles, perché la decisione dovrà essere mirata a produrre per l’Ospedale un futuro sostenibile. Nella cultura scientifica i critici e gli scettici sono persone molto rispettate e desiderate perché aiutano a vedere tutte le sfaccettature della realtà e a pesarne l’impatto prima di prendere decisioni. Questo non si applica alla cultura politica, che troppo spesso valorizza invece gli “yes men” perché si nutre di consenso e gratificazione immediata. Ma quando si tratta di Sanità, la cultura politica dovrebbe essere capace di lasciare spazio a metodi rigorosi di analisi e di previsione che permettono alle scelte di essere più robuste e difensibili”.