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Gli effetti di due anni di pandemia, oltre a quelli ben noti sui polmoni ed altri organi, si devono valutare anche dal punto di vista psicologico, con particolare riferimento agli adolescenti.

L’adolescenza è un periodo già di per sé complicato e la pandemia, oltre ad aver amplificato problematiche già esistenti ne ha create di altre nuove”, dice lo psicologo Fulvio Rombo.

“Questo periodo di emergenza – prosegue – ci ha reso tutti un po’ più fragili e i soggetti più sensibili l’hanno sofferto maggiormente. Devo dire però che avevo già notato, ancor prima del dilagare del virus, un incremento esponenziale di soggetti sofferenti di ansia, attacchi di panico ma anche di giovani che decidono di farsi da parte, ritirandosi in casa chiusi nel ristretto mondo della stanza”.

“Il lockdown per certi versi è andato incontro a queste persone – spiega lo psicologo – che si sono sentite protette, per alcuni giovani è stato accolto con sollievo ma hanno poi vissuto male il ritorno alla realtà”.

“Il futuro è un tema fondamentale, io sono genitore di due figli di 19 e 14 anni che vivono questa fase storica in cui il futuro non ha un segno positivo come l’avevamo noi. Per tanti giovani, il futuro non è più una meta cui tendere e da cui aspettarsi qualcosa di positivo, e questo cambia tantissimo nei percorsi educativi. Per loro, il mondo ha cambiato la sua offerta e i giovani restano nell’eterno presente se hanno perso la fiducia nel futuro”.

“A complicare la già complessa situazione – prosegue Fulvio Rombo – ci sono gli stimoli continui e stressanti verso la performance, il culto della prestazione che carica di aspettative i nostri giovani da parte della società che ha poco da offrire e pretende sempre di più. Anche le famiglie di questa anche mia generazione hanno cambiato il rapporto con i figli mettendo loro più pressione”.

“Consiglio gli adulti di ascoltare i giovani – termina – per cercare di capire quei segnali anche non verbali che esprimono un bisogno, a volte solo aspettando senza poter agire ma con impegno per comprendere la fatica dell’altro”.