È un declino lento, ma costante. D’altra parte, il latino e il greco sono le radici più profonde della nostra cultura; ci vuole impegno e perizia per strapparle via.
La sede di Imperia, per solidarietà con l’indirizzo che ospitava, ha seguito le sue orme. L’agonia del classico, però, non si è ancora conclusa; il malato è stato spostato a Porto Maurizio con lo scientifico, forse nella speranza che, respirando quell’aria satura di tecnologia e innovazione, si sarebbe ripreso un po’.
L’edificio di Piazza Calvi ha serrato i battenti da ormai un anno e mezzo. Quel portone verde, un po’ scolorito dal tempo, ha chiuso dentro di sé l’identità del nostro liceo, intrappolata tra le crepe nei muri e i soffitti ammuffiti. L’eredità dei classici può essere ingombrante, ma ormai lo siamo diventati anche noi classicisti, costretti a rifugiarci dai nostri colleghi matematici; se è vero che l’ospite è come il pesce e dopo tre giorni puzza, figuriamoci che tanfo dobbiamo emanare noi, accampati in casa loro (“sede provvisoria”, in origine) da tanto tempo da considerarla ormai anche un po’ nostra.
In questa situazione a dir poco desolante per quanto riguarda il nostro liceo, c’è chi ha il coraggio di mettersi a disquisire sul fatto che le storiche diciture quarta e quinta ginnasio per i primi due anni dell’indirizzo siano state eliminate, oppure chi guarda sprezzante gli istituti tecnici e blatera qualche frase confusa a proposito delle lingue antiche.
Il classico sta morendo perché a nessuno interessa davvero tenerlo in vita, perché è più facile rimanere sulla cima dell’Olimpo come una sorta di Zeus in giacca e cravatta piuttosto che scendere sulla terra a ridare dignità e valore alla scuola. Il primo significato di “ginnasio”, in greco, è “palestra”; anche se il nome non è più lo stesso, il concetto di base non deve cambiare: gli studi classici sono un duro allenamento per la mente, ma è solo col sudore che si diventa forti.
Camilla Pelosi – 3A Liceo Classico Edmondo De Amicis