“6.101 firme. Una dietro l’altra”, commenta Aldo Alberto, presidente di Cia Liguria, che oggi le ha consegnate al vicepresidente della Regione Liguria e assessore all’Agricoltura, Alessandro Piana “per non lasciare campo ai cinghiali, cambiare la legge regionale, garantendo rimborsi giusti e più tutele per il lavoro degli agricoltori”.
“Il risultato di una petizione che Cia Agricoltori Liguria ha lanciato su tutto il territorio a fine novembre riscuotendo sin dal primo momento un’adesione massiccia di tante persone anche non direttamente impegnate in agricoltura. E che ha ricevuto il sostegno di numerosi sindaci liguri nonché l’adesione formale di 8 Comuni (Santo Stefano d’Aveto, Rezzoaglio, Uscio, Fontanigorda, Vobbia, Sestri Levante, Sant’Olcese, Campomorone) oltre all’Ordine del Giorno approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale di Genova. La conferma che il tema era ed è sentito al di là dell’emergenza peste suina che ha ulteriormente messo a rischio territori e imprese in questo periodo – sottolinea Aldo Alberto. – Quando abbiamo lanciato la petizione ci siamo presentati in strade e piazze con il “Mercatino delle cassette vuote”. Perché questo è quello che rischiano gli agricoltori liguri e i consumatori se non si limiterà il fenomeno della presenza insostenibile dei cinghiali (e di tanti altri selvatici) sul territorio dell’entroterra così come in tante strade cittadine. Senza dare, oltretutto, una soluzione definitiva al rimborso dei danni”.
“Ora, con la peste suina, il “vuoto” per tante imprese, da quelle di allevamento a quelle protagoniste delle filiere ricettive, rischia di diventare incolmabile. I dati parlano chiaro. Dal 2018 al 2021 le domande di rimborso sono aumentate del 40%. Ma le risorse disponibili sono rimaste le stesse: circa 300mila euro all’anno. Risultato: la maggior parte degli agricoltori rinuncia a chiedere il rimborso dei danni che Cia Liguria stima intorno ai 5 milioni annui (si pensi solo alla distruzione dei muretti a secco) nella nostra regione. Danni provocati in particolare dai cinghiali, senza dimenticare quelli causati da altri selvatici come caprioli, tassi, istrici, lupi. Nonostante le ripetute denunce non sono stati assunti provvedimenti adeguati – prosegue Alberto. – C’è bisogno di rimborsi giusti e più tutela per il lavoro degli agricoltori. Si continuano ad affrontare le problematiche insistendo sulla gestione “venatoria” che si dimostra inadeguata ed insufficiente a governare il problema. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: l’attività venatoria non riesce a controllare il proliferare dei capi, con il risultato che cresce il numero dei danni che l’agricoltura subisce. Danni molto spesso riconosciuti con tempi e somme che riteniamo inaccettabili e che hanno allontanato molti danneggiati a presentare domanda di risarcimento”.
“Anche sotto questo aspetto i numeri sono impietosi. I capi abbattibili in questa stagione erano 23.200: quelli abbattuti al 31/12/2021 13.500. I cacciatori attivi nella stagione 2011-12 erano 20.524, oggi i cacciatori attivi sono 12.971. Le risorse regionali che si possono destinare al rimborso danni all’agricoltura rappresentano circa il 25% dell’introito complessivo proveniente dai tesserini venatori. In sostanza su un introito di circa 1,5 milioni di Euro /anno al risarcimento dei danni vanno appunto circa 300mila €/anno. Una cifra inadeguata – spiega il presidente Cia Liguria. – La nostra proposta è di costituire un fondo dedicato che venga alimentato sia dalle risorse previste dall’ art. 42 delle Legge Regionale, raddoppiando le risorse, tratte dall’introito dei tesserini, dedicate alla prevenzione ed al risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole. E prevedendo risorse aggiuntive da trovare nel bilancio regionale. Occorrono procedure più snelle per far fronte all’emergenza. La cronaca segnala sempre più incidenti e conferma tutti i giorni che il problema, anche dal punto di vista della sicurezza, coinvolge ogni parte del territorio. Con questa raccolta firma vogliamo portare tutti gli attori ad assumersi le proprie responsabilità”.
Ora l’emergenza si è ampliata per la peste suina.
“L’Ordinanza della Regione Liguria per contrastare il diffondersi della peste suina risponde ad esigenze di emergenza sanitaria che, se tutte le forze politiche ci avessero ascoltato in questi anni, probabilmente non si sarebbe creata – conclude Aldo Alberto. – Il risultato è che si abbattono i maiali sani e lasciamo circolare i cinghiali potenzialmente malati, reali vettori dell’infezione. Occorre avviare invece azioni di abbattimento mirate dei cinghiali. Con le nostre firme chiediamo infatti di modificare anche la delibera che regola il controllo degli ungulati. In particolare che l’uso di impianti di cattura fissi (recinti e gabbie) debba essere semplicemente comunicato, e non autorizzato, dalla Regione Liguria seguendo ovviamente le istruzioni operative fornite dall’ente stesso”.