Nel bel mezzo di un’estate che si vuole allegra e spensierata a tutti i costi, nonostante l’aumento dei casi di Covid, l’aumento delle materie prime, la guerra in Ucraina, la crisi di Governo, il caos nei trasporti, l’ondata di caldo torrido e la siccità, rischia di esplodere il caso Rivieracqua.
Le continue rotture delle condotte, la mancanza di acqua in gran parte dell’entroterra e sul litorale tra Imperia e Cervo, stanno portando all’esasperazione utenti e amministrazioni pubbliche. Contemporaneamente iniziano a diffondersi petizioni sia contro il gestore unico che non interverrebbe in tempi rapidi in caso – frequente – di guasti, ma soprattutto contro l’ingresso del privato nel servizio idrico provinciale.
Non è dunque solo Bordighera e la sua amministrazione a mettersi di traverso, ma il malcontento si sta diffondendo a macchia d’olio alimentato dalla situazione di carenza idrica che stiamo vivendo a causa di un meteo eccezionalmente caldo. La notizia che sarebbe ormai in via di pubblicazione il bando di gara per la cessione a privati del 49% delle quote di Rivieracqua non è stata ben digerita anche a fronte della soddisfazione di un bilancio societario in attivo che secondo le proiezioni dovrebbe arrivare a fatturare 50 milioni all’anno.
Tutti conoscono i rischi della privatizzazione di un bene primario come l’acqua, un business che fa gola a molti imprenditori che se anche in minoranza assoluta mantengono ben chiaro l’obiettivo di massimizzare i profitti magari dimenticando o rinviando la manutenzione. Questo lo sanno già, a loro spese, i cittadini del golfo di Diano Marina che ancora sopportano i danni causati dal loro ex gestore privato.
A Sanremo non mancano le voci critiche e fuori dal coro che si oppongono fermamente contro l’ingresso del privato e tra queste una delle più autorevoli è quella di Andrea Artioli, avvocato e consigliere comunale di minoranza per Liguria Popolare.
“Rivieracqua opera in regime di monopolio in un settore ‘protetto’ con gli investimenti che vengono caricati nelle bollette – dice Artioli – e quindi è un investimento sicuro e garantito senza rischio d’impresa. Ci dicono che i soldi del privato servono per pagare i tanti debiti accumulati, visto che i comuni non li vogliono mettere”.
“Il privato se ci mette i soldi poi li rivuole indietro con gli interessi – spiega – e qui il privato l’abbiamo già avuto sia in Amat che in Aiga, con il risultato che l’acquedotto nell’imperiese da allora è un buco unico e la società va verso il fallimento, e a Ventimiglia l’Aiga è già fallita”.
“Il bilancio è in utile di quasi 2 milioni, c’è la possibilità di aumentare dell’8% annuo le bollette, sono in arrivo i fondi del Pnrr, mi chiedo perché svendere ad un privato? Ci saranno interessi nascosti? Non lo so, ma io e tanti altri resteremo sulle barricate per evitare di privatizzare un bene che è nostro”.
“Il paradosso è che tra il passato e il presente ci siano grosse incongruenze – conclude Artioli – come ad Imperia dove il Comune con Amat chiedeva il fallimento di Rivieracqua e adesso invece vorrebbe ospitarne la sede centrale e Sanremo diventare la secondaria. Ecco, basta a questa sudditanza, Sanremo è di gran lunga il centro più importante anche come numero di abitanti, fulcro dell’economia, del turismo ed è baricentrica. Basta essere sottomessi, non se ne può davvero più”.