Il restauro della pala d’altare seicentesca presente nella chiesa di Nostra Signora della Montà di Molini di Triora, finanziato lo scorso anno con i proventi del 2 x mille grazie ad un progetto dell’Ancos (Associazione Nazionale Comunità Sociali e Sportive) della Confartigianato, è stato scelto come immagine simbolo della campagna nazionale.
L’opera raffigura Santa’Anna Meterza, la sacra Famiglia e San Giovanni Battista Bambino. Il restauro è stato realizzato dal Laboratorio Bonifacio con sede a Bussana di Sanremo, specializzato in restauro e conservazione di opere d’arte, sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Liguria. L’opera, che si credeva perduta da tempo, era stata ritrovata smembrata ed accatastata con del legname nell’oratorio della Maddalena di Molini di Triora. Il lavoro è durato più di un anno e non ha avuto alcun costo per la collettività, grazie al finanziamento ottenuto tramite i proventi del 2 x mille grazie ad un progetto dell’Ancos Confartigianato.
“L’Ancos, grazie alle attività portate avanti fin dalla sua nascita , è uno dei soggetti ammessi alla ripartizione del 2 e del 5 per mille, utilizzati per finanziare progetti di carattere sociale e culturale – aveva spiegato durante la presentazione a Molini di Triora il Presidente di Ancos Confartigianato Imperia Antonio Sindoni – Tra le iniziative attuate in provincia di Imperia negli scorsi anni, in tema sociale e di volontariato, si ricorda la donazione di un defibrillatore alla palestra di villa Citera a Sanremo e di un pulmino per disabili al Don Orione. Nel 2020, come opera da finanziare con i proventi del 2 x mille, l’Ancos di Imperia aveva individuato il restauro del polittico ‘Sacra famiglia con Sant’Anna e San Giovannino’. Una scelta dettata dalla volontà di diffondere il valore di opere che rappresentano il patrimonio artistico, artigianale, storico e culturale del territorio”.
“Il manufatto si trovava in un generale e preoccupante stato di cedimento – aveva spiegato Riccardo Bonifacio – La situazione conservativa era drammatica: la superficie cromatica era quasi illeggibile a causa dello spesso strato di vernice ossidata e di depositi di sporco consolidati nel tempo, inoltre presentava diffusi sollevamenti e numerose cadute di colore, mentre gli strati pittorici erano offuscati e quasi illeggibili. La soasa era interessata da un’ improbabile ridipintura sommaria in stile naif. L’intervento di restauro oltre a portare alla scoperta di un opera dall’alto valore artistico e dell’autore, ha portato alla luce anche l’iscrizione che era solo parzialmente visibile alla base della pala recante i nomi della committenza e della data di realizzazione dell’opera (PETRUS ALARIA.Q.LUCE DE MOLINI ET DE PROPRIO DOTAVIT, TE FIERI, VTI MASSARIUS CURAVIT. 1613)”.