Riceviamo e pubblichiamo di seguito la nota stampa della consigliera del gruppo misto del consiglio comunale di Imperia, Laura Amoretti.
“Sento doveroso intervenire sulla inquietante vicenda che ha visto il sindaco di Imperia pesantemente minacciato con anonimi graffiti apparsi sui muri cittadini.
In primo luogo, esprimo totale solidarietà a Claudio Scajola, cosa che è senz’altro scontata per tutti coloro che conservano un minimo di senno, ma che è bene, ad ogni buon conto, ribadire pubblicamente.
Il fatto, che oggi è giustamente al vaglio degli inquirenti, suggerisce però ulteriori valutazioni.
La scritta, violenta e criminale, sembra ictu oculi evidenziare il dilagare dell’analfabetismo funzionale anche nella nostra città. L’accostare un simbolo politico – la falce e il martello, emblema di speranze e tragedie novecentesche – a un frasario, “lame, infame”, maldestramente mutuato dalla mentalità ultrà, è già di per sé rivelatore della totale insipienza mentale dell’autore/autori del graffito.
Questo è doppiamente preoccupante, perché non rende la cosa meno grave, anzi ne aggrava la pericolosità, anche sociale.
Un’altra osservazione che l’evento suggerisce sta nella valutazione del perché del clima d’odio che tutti, in queste ore, stigmatizzano.
Un clima che va ben al di là delle mura cittadine e che è figlio di una subcultura che vede l’avversario come nemico, l’altro come pericolo. Dal sindaco, colpevole di ogni disagio personale, al migrante sbarcato stamane ritenuto responsabile della perdita del lavoro.
Un clima alimentato dal dilagante populismo, sfruttato da più parti per consegnare alla “gente” facili bersagli a cui addebitare ogni colpa delle proprie disgrazie.
Nell’auspicare che chi ha minacciato di morte il sindaco venga presto individuato e punito, credo però che si debbano cogliere anche gli altri inquietanti segnali che dal fatto derivano.
Assumerci ognuno, nel suo ruolo, grande o piccolo che sia, le proprie responsabilità per provare a recuperare il senso delle cose e alimentare la consapevolezza anziché la paura”.