“E immaginavo di avere una macchina volante: di essere una corrente d’onda o a capo di un drappello spinto al galoppo. Non vi era nulla, a parte molti papaveri e qualche pettirosso… Guardavo quelle spighe come fossero aste nelle labbra del sole e io, con le mani, ne curvavo le piumette.”
Tanta poesia, storia della musica, ed esperienze intense quelle che ieri pomeriggio nel teatro del Casinò, Domenico “Mimmo” Locasciulli, uno dei cantautori più raffinati ed amati degli ultimi quarant’anni, ha trasferito al pubblico dei Martedì Letterari. Ha raccontato la sua esperienza al Folkstudio ma anche il suo rapporto con la musica, il suo esser un medico e al tempo stesso una persona che sa vivere di musica, di poesia e di un intenso e segreto “universo nascosto”.
Una personalità composita che ha saputo mediare l’esigenza di esprimere la musicalità che sentiva nella sua anima con l’attività medica, riuscendo a creare un fortissimo legame con le persone che ha incontrato nei teatri del mondo come nelle corsie degli ospedali. Un percorso di vita che ha compiuto su “quella macchina volante” con cui viaggia ancora adesso e che sa planare nelle colline del suo Abruzzo dove produce un vino che sa “di un tempo lontano”.
E’ stato un viaggio dentro 43 anni di musica italiana in un libro che termina quando è iniziata la vita più matura del cantautore in un “giubileo personale” datato 1975, un libro aperto verso nuovi orizzonti perché Mimmo dice al suo pubblico:
“Ti presto la mia vita mascherata da canzone
E tu la puoi tenere, puoi farne quel che vuoi
Se lo vuoi puoi portarla via
Dovunque tu vorrai, dovunque tu sarai” (Piccoli cambiamenti 2016).
Ogni canzone è un viaggio con la macchina volante.