Domani sarà l’ultimo giorno per ammirare la retrospettiva del pittore Francesco Mancini nei locali dell’hotel Nazionale di Via Matteotti a Sanremo.
Mancini, caposcuola del movimento pittorico dell’Emozionismo, ha scelto dipinti di medie e grandi dimensioni per riassumere, nei limiti del possibile, oltre cinquant’anni di ricerca e sperimentazione visiva.
“La novità degli Emozionisti è l’abrogazione dello stile unico“, afferma il maestro: “Cioè, praticamente non mi sposo con la stessa donzella tutta la vita”. L’approccio creativo dell’Emozionismo è infatti elastico ed eclettico, ovvero include in sé i linguaggi pittorici precedenti, che variano a seconda del soggetto scelto. Nei quadri di Mancini è possibile ritrovare tutti, dagli impressionisti agli informali, passando per cubisti, novecentisti, metafisici, transavanguardisti e molti altri.
I pittori Emozionisti fanno spesso a meno del pennello: di solito, ma non sempre, prediligono l’utilizzo di vernici inusuali quali gli smalti sintetici o ad acqua, che vengono stesi con un rullo su superfici lucide quali la carta fotografica o i cartoncini per rilegatrici. Le figure, le ombre e le luci si ottengono per sottrazione, ovvero il colore appena steso viene rimosso “incidendo” il foglio con una spatola.
“L’artista è uno che sogna, non c’è bisogno nemmeno che dipinga“, prosegue Mancini: “Io sogno di lanciare il mio movimento nel mondo”. Il maestro conclude sottolineando: “C’è il talentuoso e quello meno talentuoso, nel disegno. Ma se ha forma e colore, mamma ‘li turchi!“