video
play-rounded-outline
02:48

Continuano con grande successo le lezioni ‘du nosciu dialettu‘ con Giannetto Novaro, uomo d’altri tempi e castellotto doc, 87 anni, occhi vispi e una grande cultura alle spalle. Superstite di una società rurale ormai scomparsa, basata sul ciclo annuale delle operazioni agricole, Novaro porta avanti un prezioso lavoro di conservazione linguistica e culturale. Le sue parole sono una finestra su un passato che rischia di essere dimenticato, ma che grazie a figure come la sua, continua a vivere nei cuori e nelle menti di chi ha la fortuna di ascoltarlo.

Ai nostri microfoni Novaro ha spiegato l’origine e il significato di un curioso detto: ‘I l’han cundìu cun l’èigua du stuchefisciu‘. ‘L’hanno condito con l’acqua dello stoccafisso’. Questo modo di dire, ormai raro e difficilmente comprensibile per le nuove generazioni, si riferisce a un rimprovero severo, una sorta di ‘strigliata’.

Giannetto ha spiegato così l’espressione ‘I l’han cundìu cun l’èigua du stuchefisciu‘: “Lo stoccafisso era un pesce molto comune, soprattutto perché economico rispetto agli stipendi di allora. Veniva seccato all’aperto nei paesi nordici; per mangiarlo bisognava metterlo a bagno per restituirgli la consistenza originaria. Tuttavia, l’acqua utilizzata per ammollarlo emanava un odore molto sgradevole. Così, dire che qualcuno ‘l’ha condito con l’acqua dello stoccafisso’ significa che ha ricevuto un rimprovero pesante, una punizione”.

All’interno del libro ‘Diano Castello. Arte, storia, cultura e tradizioni di un borgo ligure‘ sono numerosi gli interventi volti ad approfondire il ‘Castrum Diani‘. La memoria e la tradizione sono state affidate proprio a Giannetto che, per sua lunga esperienza di presidente della Communitas Diani, è profondo conoscitore.

La spiegazione integrale di Novaro nel video-servizio a inizio articolo.