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Continua con grande entusiasmo il ciclo di lezioni sul dialetto con Giannetto Novaro, uomo d’altri tempi, 87 anni e castellotto doc. Novaro conserva una memoria vivace e una conoscenza profonda delle tradizioni della sua terra, frutto di una vita trascorsa in armonia con i ritmi e i valori di una cultura rurale oggi quasi scomparsa.

La spiegazione di Giannetto Novaro – ‘Pe diventò scignui u che vo quattru genéasiùn de capotti

Novaro ha spiegato il significato di un antico proverbio che lui stesso ha portato come esempio della saggezza popolare: ‘Pe diventò scignui u che vo quattru genéasiùn de capotti‘ – ‘Per diventare signori ci vogliono quattro generazioni che abbiano indossato il cappotto’.

Giannetto ha illustrato come, in passato, il possesso di un cappotto rappresentasse uno status di grande prestigio. “Non era così facile come oggi essere considerati signori”, ha spiegato, “ce n’erano pochi e li si riconosceva da dettagli come il cappotto, che era un simbolo di ricchezza. A quei tempi, un cappotto era qualcosa di raro e prezioso: veniva cucito su misura da un sarto, a un costo elevato. Non bastava che una persona ne possedesse uno; perché una famiglia fosse davvero considerata benestante, serviva che il cappotto passasse di padre in figlio, per almeno quattro generazioni”.

Nel libro “Diano Castello. Arte, storia, cultura e tradizioni di un borgo ligure” il contributo di Novaro emerge in numerosi interventi che rivelano il valore del ‘Castrum Diani’ e della sua storia. Con la sua lunga esperienza come presidente della Communitas Diani, Novaro ha svolto un ruolo fondamentale nel custodire e tramandare le memorie di questa comunità.

Le lezioni di dialetto con Giannetto si rivelano sempre più come un vero e proprio viaggio nel passato, uno spaccato di vita e di valori che ancora oggi possono insegnare molto sull’importanza di radici profonde e di una memoria condivisa.

La spiegazione integrale di Novaro nel video-servizio a inizio articolo.