Un sogno? No, è realtà: l’Inail ormai da alcuni anni ha messo a disposizione oltre 370 milioni di euro. Si avete letto bene, per la sanità, per costruire un nuovo ospedale a Taggia, moderno, attrezzato, tecnologico, con elisoccorso, baricentro della Riviera.
Finalmente in grado di ospitare e trattare i malati umanamente, come si deve, non più come se fossero precipitati in un girone dantesco a cominciare da un Pronto Soccorso finalmente grande, spazioso, attrezzato per tutti. Non che ti fa aspettare anche 9, 12 ore prima di essere visitato. Eliminare barelle nei corridoi, malati nell’unica stanza cosi detta grande, ma non sufficientemente spaziosa per ospitare decorosamente soprattutto anziani soli, molti giunti all’ultimo miglio, con numero adeguato di medici, infermieri, barellieri, inservienti.
Con l’aria che tira, bombe, guerre che esplodono a raffica in troppe nazioni sarebbe veramente un delitto che i 66 Comuni imperiesi perdessero tutto questo denaro perché da troppo tempo inutilizzato, giustamente dirottato altrove, dove invece che parlare, rimandare, si decide, si fa, si ricostruisce.
“A volte ritornano”… la maggior parte di chi legge o ascolta queste tre parole pensa subito a Stephen King, al titolo della sua prima vendutissima raccolta di brevi racconti horror-triller del 1978, all’omonimo film del 1991 con Tim Matheson, Sally Norman, Brooke Adams e Robert Ruster. Un’espressione sfavorevole, un modo di dire che turba, spaventa. A volte ritornano… però queste tre parole non sempre rappresentano negatività, non sempre sono sinonimo di male. Anzi. Possono aprire porte tenute sbarrate per troppi anni, iniziare a progettare, costruire. Realizzare finalmente opere davvero utili, indispensabili per tutti. Costi quel che costi.
È il caso del dottor Silvio Falco, 64 anni, a 25 si laurea con lode in Medicina e chirurgia all’Università di Torino, specializzazione Igiene e Medicina preventiva. Successivamente alla Bocconi frequenta con successo corsi per ruoli dirigenziali-manager. Studente dai salesiani di Don Bosco porta la sua esperienza, con ottimi risultati anche su altre sponde del Mediterraneo, in Somalia, Gibuti, Mozambico. Nello spazio di neppure 2 anni e qualche mese, da direttore generale dell’Asl1, dell’ospedale Borea di Sanremo, dei Comuni e dei 207mila e poco più abitanti della provincia di Imperia e della Riviera dei fiori confinante con la Francia, Monte Carlo, la Costa Azzurra preferisce all’improvviso dimettersi, licenziarsi in tronco dall’ottimo incarico e status che ricopre piuttosto che ubbidire alle richieste, che assolutamente non condivide, relative alla privatizzazione dell’ospedale Saint Charles di Bordighera.
Coerentemente alle sue idee dice “no”, contrariamente a Garibaldi non ubbidisce, non condivide obtorto collo chi lo aveva scelto per quell’alto incarico, l’allora presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Politico, giornalista, nato con Forza Italia e Berlusconi, costretto recentemente a dimettersi travolto dallo scandalo tangenti che ha sconvolto Genova, il settore dello shipping, degli armatori, personaggi importanti del calibro dell’armatore Aldo Spinelli, ex “patron” del Genoa calcio, dell’ex presidente del Porto della Lanterna ed ex presidente Iren, Paolo Emilio Signorini, lo spezzino Matteo Cozzani ed altri nomi della Genova bene, imprenditori, editori, professionisti. Dice ‘no’, pur avendo ancora 2 anni di contratto in corso, stipendio importante, sicuro.
Di colpo il 22 giugno 2022, in piena pandemia Covid presenta dimissioni irrevocabili, il 2 agosto saluta l’Asl1, i collaboratori, le persone amiche e diventa disoccupato. Grazie a competenze e comportamenti ineccepibili però non gli è difficile trovare, scegliere altri incarichi importanti.
Dopo due anni d’esilio il ritorno a Sanremo, ai vertici dell’Asl1, non più come direttore, ma come Commissario straordinario per la realizzazione del nuovo grande modernissimo Ospedale Unico del Ponente Ligure. Una carica importantissima, datagli personalmente dall’attuale presidente della Regione Liguria, il dottor Marco Bucci, eletto dopo la caduta e le dimissioni dovute dell’ex Giovanni Toti, che ha patteggiato con i giudici la pena che sta scontando ai servizi sociali in Toscana. Per ironia della sorte a ridargli l’importante poltrona del comando è stato, dopo Toti, per la seconda volta un altro presidente della Liguria, la carica politica più importante della Regione, Marco Bucci, ex sindaco di Genova, l’amministratore del fare, non del dire, del promettere.
Il commissario Falco se ne era andato da Sanremo orgoglioso pronunciando “La pandemia è come una velina offuscante, dolorosa. Vado via, spero di tornare. Sono fiero di essere riuscito ad aprire finalmente la strada del Nuovo Ospedale Unico nella piana di Taggia”. Oggi torna orgoglioso, lo aspettano giorni non facili perché l’impresa del Nuovo Ospedale non ammette errori. Ci vorranno 5, 6, 7 anni prima di vederlo finito, funzionante.
Dopo la nomina del presidente Bucci la notizia del nuovo incarico in Riviera di Falco è stata data dall’assessore regionale alla Nuova edilizia ospedaliera Giacomo Raul Giampedrone, fedelissimo totiano. “Ta i suoi compiti – ha spiegato Giampedrone – Falco curerà ogni contatto, il giusto espletamento delle procedure relative alla progettazione, realizzazione dei lavori con il sindaco di Taggia Mario Conio, gli oltre 150 espropri, coordinerà gli stakeholder coinvolti tra Regione, Asl1, Inail, il Comune di Taggia”. Falco sa che non sarà facile, ma non ha dubbi, il Nuovo Ospedale Unico di Taggia si farà. Ha incontrato Bucci, è stato fissato un incontro a giorni con il sindaco Conio. Falco, come tutti non è un santo, come Bucci, è un uomo del fare, con capacità e coscienza. Con Toti ha preso alla lettera Orazio, la sua citazione latina “frangar, non flectar”, mi spezzo, ma non mi piego, mi dimetto, non firmo nulla in cui non credo.
L’ex più volte ministro della Repubblica berlusconiano Claudio Scajola, attuale sindaco di Imperia e presidente della Provincia, quando il commissario 2 anni fa si è dimesso ha dichiarato coram populo “Falco, un uomo con la U maiuscola”.
Una domanda? Ma i 371 o 375 milioni di euro siamo sicuri che ci siano ancora?