La Cgil Imperia interviene con una nota stampa riguardo i primi dati elaborati dall’Ufficio Economico Regionale sulla base di quanto rilasciato dall’Istat la settimana scorsa.
“In attesa del Report completo che sarà prodotto dall’Ufficio Economico Regionale della Cgil Liguria a cura di Marco De Silva, possiamo valutare i dati forniti dall’Istat pochissimi giorni fa. Si tratta di un quadro altamente problematico, con numeri preoccupanti. Assistiamo al calo nell’occupazione nella nostra Regione e nella nostra Provincia, con punte particolarmente intense nei settori del Commercio e Turismo e delle Costruzioni. Verifichiamo un aumento degli inattivi, persone che hanno rinunciato anche alla ricerca di un lavoro. Il tutto contemporaneamente al perdurare della pandemia ed al ritardo nella campagna vaccinale. È quindi il momento di programmare azioni concrete per il rilancio del lavoro e dell’economia, cogliendo le opportunità che deriveranno dal Recovery Fund e provando a programmare gli interventi che il territorio aspetta da anni (cominciando dai suoi ritardi infrastrutturali).
Andiamo con ordine: l’occupazione in Liguria scende al minimo dal 2014, 601.258 occupati; persi 10.509 occupati pari al meno 1,71%.
Ad Imperia non va meglio, un calo di 1.689 occupati (-2.12%) rispetto al 2019; è la provincia che è più distante dai massimi occupazionali (-11,3% sul 2011, oltre 10mila occupati in meno).
Non è un tracollo, segno che il blocco dei licenziamenti ha svolto la sua parte ma il segno negativo non è assolutamente una sorpresa. Lo avevamo ampiamente previsto ed anzi il rischio era di trovarci davanti a dati ben peggiori.
Andiamo un po’ di più nel dettaglio: Imperia è l’unica provincia ligure in cui nel 2020 è aumentata l’occupazione femminile: +341 unità (+1.00%). L’occupazione maschile però segna il calo maggiore in % tra tutte le province: -2.029 unità (-4.47%). Il gap di genere è del 20.5%, il più alto dopo La Spezia. L’incidenza dell’occupazione femminile sul totale dell’occupazione è del 44.3% leggermente inferiore alla media regionale (44.6%).
Nel settore delle costruzioni i dipendenti calano di ben 2.388 unità (-55.9%) un’enormità ma questo è il dato medio annuale. Gli occupati indipendenti aumentano del 16.6%, +519. In complesso il calo delle Costruzioni è di 1.869 unità per un -25.2%.
Abbiamo il calo anche nell’industria in senso stretto (-626 occupati pari al -8.7%).
Tiene ma non brilla l’Agricoltura Silvicoltura e Pesca (+89 occupati / +1.5%) mentre recuperano i Servizi che crescono di 717 occupati (+1.2%) con un andamento opposto tra i due comparti: il Commercio-Turismo perde 2.049 occupati (-8.5%). È evidentemente il settore che ha patito di più la crisi e le chiusure che si sono succedute, ha subito un contraccolpo in particolare per quanto riguarda i lavoratori stagionali. Invece le Altre Attività dei servizi recuperano ben 2.765 occupati, (+8%) di cui 1.835 tra i dipendenti (+6.7%).
Nel complesso calano i lavoratori dipendenti di 1.049 unità (-1,95% sul 2019) e gli indipendenti di 640 (-2,48%). L’incidenza sul totale dell’occupazione del lavoro dipendente è del 67,6% contro una media regionale del 73,1%.
Infine cala il tasso di disoccupazione, che scende al 9,9% (sempre più alto della media regionale, che è l’8,6%), ma non è necessariamente una buona notizia, aumentano infatti gli inattivi, segno che in molti hanno purtroppo rinunciato alla ricerca di un lavoro”.