Oltre 21 milioni di chili di pesci, crostacei e molluschi arrivano in Italia dalle acque del Giappone, che ha deciso di rilasciare 1,25 milioni di tonnellate di acqua radioattiva trattata dalla centrale nucleare di Fukushima. Per essere sicuri di avere un prodotto sano e genuino è importante scegliere sempre e solo pesce a miglio zero venduto direttamente dai pescatori locali, di qualità e freschezza certamente superiore.
È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al 2020 che evidenziano, inoltre l’arrivo in Italia di 18 milioni di chili di pesce dalla Cina e di 3,3 milioni di chili dalla Corea, che ha decisodi impugnare al Tribunale internazionale del diritto del mare la scelta nipponica.
“Una decisione devastante – afferma Daniela Borriello, Responsabile Coldiretti Impresa Pesca Liguria – che ha pesanti ripercussioni dal punto di vista ambientale, economico e sanitario a livello globale, sulla quale devono intervenire le istituzioni internazionali. Le importazioni di pesce, non solo in questo caso, fanno da tempo concorrenza, neanche troppo leale, ai nostri pescatori, che svolgono l’attività nel pieno rispetto delle regole, tutelando l’ambiente marino e le specie presenti, e che sono, di fatto, penalizzati da norme nazionali ed europee, sempre più stringenti. Non bisogna dimenticare che i nostri pescatori, nonostante il difficile anno a causa della pandemia, non si sono mai fermati per garantire sempre pesce freschissimo e genuino sulle nostre tavole, rispettando stagionalità e ambiente, ed è quindi fondamentale tutelare il loro lavoro e con esso l’economia e l’occupazione territoriale.”
“Purtroppo anche nella nostra regione – affermano il presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – si è ridotto negli anni il numero di pescherecci, a causa soprattutto degli effetti combinati delle importazioni selvagge di prodotto straniero, dei cambiamenti climatici e di una burocrazia sempre più asfissiante che pesa sulle imprese mettendo a rischio il futuro del comparto, dove è oltretutto difficile il ricambio generazionale. Ma ad essere in pericolo è anche la salute dei cittadini, poiché con la riduzione delle attività di pesca viene meno la possibilità di portare in tavola pesce Made in Italy, favorendo ancora di più gli arrivi dall’estero di prodotti ittici che non hanno le stesse garanzie di sicurezza, e ovviamente di freschezza dei nostri. Per controllare direttamente l’origine del pesce acquistato il consiglio della Coldiretti è di rivolgersi direttamente ai pescatori locali che ogni giorno portano a terra i frutti del nostro mare o di verificare sempre sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere la zona di pesca, e scegliere la “zona Fao 37.1” se si vuole acquistare prodotto pescato nel mar Tirreno.”